photo Maurizio Bizzochetti

Effettivamente mancava un pezzo.
Seguiamo da tempo il percorso artistico di Serena Spedicato, ne conosciamo i dischi e con lei abbiamo dato vita ad alcune trasmissioni radiofoniche per radio altriSuoni, che presto avranno un seguito ma, effettivamente, mancava un pezzo. A noi, non di certo a lei: ci mancava l’ascolto di un suo concerto.

Abbiamo apprezzato in passato i suoi lavori monografici sui songbook di Tom Waits e di David Sylvian, ne abbiamo parlato più volte nelle nostre trasmissioni e nelle interviste che abbiamo realizzato con lei negli anni scorsi. E lo stesso abbiamo fatto (e in parte stiamo ancora facendo) per il suo disco dedicato ai cantautori della cosiddetta “Scuola di Genova”. Ma non avevamo avuto ancora modo di godere di una sua performance dal vivo.

L’occasione si è presentata mercoledì 6 marzo al Teatro Radar di Monopoli, sul cui palcoscenico Serena Spedicato si è presentata con la sua formazione al completo, proprio quella che due anni fa aveva registrato per Dodicilune “Io che amo solo te – Le voci di Genova”, un autentico affresco di quella che fu la scena genovese della canzone negli anni Sessanta, un movimento che ha poi continuato a produrre i suoi frutti nei decenni successivi.

Ma non è sul repertorio presentato che vogliamo porre la nostra attenzione quanto, piuttosto, sulla forma nuova che i quattro artisti hanno conferito alla musica.
Si, quattro artisti, perché a supportare la voce di Serena Spedicato c’erano altri tre musicisti, a cominciare dal fisarmonicista Vince Abbracciante, autore anche di arrangiamenti centrati, originali e capaci di riscattare il materiale di partenza pur mostrando verso di esso un profondo rispetto. Per non dire dei suoi spunti solistici, che sono evidentemente il risultato del suo essere un fuoriclasse dello strumento.

Nando Di Modugno, poi, disegna con estrema cura ogni linea melodica, ogni arpeggio, ogni nota venga fuori dalla sua chitarra classica, lui che non ha davvero nulla da invidiare, in quanto a tecnica e poetica, ai più grandi maestri delle sei corde.
Giorgio Vendola, da par suo, funge da collante per l’intero progetto, conducendo la musica verso dimensioni raccolte o spingendola verso momenti ritmici sostenuti attraverso una sapiente alternanza del pizzicato e dell’uso dell’archetto.

Serena (sì, con lei adottiamo il tono confidenziale) prende possesso della costruzione dei suoi musicisti e la abita, facendone una personalissima casa e accogliendoci al suo interno, con la gioia di mostrarci tutta la bellezza che ha preso forma in quegli spazi e interagendo con un pubblico accorto attraverso un racconto che tocca non solo le vicende di quei musicisti (nobilitando, così, i bellissimi recitativi di Osvaldo Piliego e la regia di Riccardo Lanzarone) ma anche le sue proprie emozioni.
Traccia linee sul palco, Serena. Effettua una danza fatta di pochi movimenti ma di un linguaggio del corpo che diventa parte integrante della musica, il suo prolungamento.

Ed è proprio attraverso il linguaggio non verbale che Serena riesce a dare completezza al suo canto e a giungere in ogni angolo del teatro, anche dove non è possibile cogliere con lo sguardo i suoi occhi umidi dall’emozione.

Uno spettacolo bellissimo ma anche un atto d’amore grazie al quale Serena, Vince, Nando e Giorgio hanno, per una sera ancora, ridato vita a Bruno Lauzi, Sergio Endrigo, Umberto Bindi, Luigi Tenco, Gino Paoli e Fabrizio De Andrè, che si sono così ritrovati sullo stesso palco come fossero a Genova, giovani e fieri dei loro sogni e delle loro preoccupazioni e desiderosi di farci capire, ancora una volta a modo loro, il senso della vita.

 

live / SERENA SPEDICATO
“Io che amo solo te – Le voci di Genova”
Monopoli, 6 marzo 2024

Serena Spedicato, voce
Vince Abbracciante, fisarmonica e arrangiamenti
Nando Di Modugno, chitarra
Giorgio Vendola, contrabbasso