Francesco D'Errico
Fuor di metafora. Sette osservazioni sull’ improvvisazione musicale
Editoriale Scientifica
2015, pp. 150, euro 12
Anzi, dire si spiega è sbagliato: piuttosto si dispiega. Perché le pratiche improvvisative sono luoghi in cui i saperi musicali sia teorici che artigianali, sedimenti di culture diverse, momenti cognitivi, corpi emotivi, incontri appassionati e scontri violenti nella geografia e nella storia delle esperienze umane, si incrociano manifestandosi, ancora rinnovati, come faticose e vivide moltitudini.
Un libro “poroso”, fra i più stimolanti in assoluto che mi sia capitato di leggere negli ultimi tempi, sorretto da un linguaggio lucidissimo e illuminista eppure continuamente attraversato dalla forza della poesia. E chi conosce la musica e i dischi di Francesco D’Errico, il suo jazz meditativo, senza orpelli, nutrito di classicità eppure aperto ad altri linguaggi, alla musica del mondo, alle tradizioni e alle sperimentazioni più diverse (fra i dischi di una carriera ormai ultraventicinquennale ricordo “Lunaria”, “Av. Of the Americas”, “Napoletana”, “Specchio per le nubi”, “The Grey goose”, il recente dittico “Waiting for the Queen” e “And now the queen”), il suo approccio alla musica esistenziale e materico allo stesso tempo, accoglierà queste “Sette osservazioni sull’ improvvisazione musicale” – è il sottotitolo e l’articolazione del saggio – come una piacevole sorpresa. Perfettamente inscritta, tuttavia, nella personalità di questo musicista filosofo. I cui interessi spaziano in un campo vastissimo, e i cui esempi riferiti al jazz si contano, in questo libro, sulle dita di una mano (sebbene tutti cruciali: Parker, gli amatissimi Tristano, Jarrett). Il dato non deve sorprendere: il fatto è che D’Errico, con acutezza da musicologo, considera l’improvvisazione musicale una pratica che va ben oltre la tradizione afroamericana e ben oltre il suo pur già ben ampio arco temporale. Per la verità, il libro imbastisce confronti e esempi anche rispetto ad altri linguaggi artistici, in particolare la pittura e il teatro, e pare suggerire che l’idea di improvvisazione ci porti nel cuore stesso del misterioso miracolo che è la creatività. Artistica ma non solo. Perché, in ultima analisi, teorizza Francesco, improvvisare è anche uno stile, una scelta, di vita. O comunque una sua modalità ineliminabile. Ha a che fare con gli abissi e gli enigmi della mente e della psiche.
Francesco D’Errico
Fuor di metafora.
Sette osservazioni sull’ improvvisazione musicale
prefazione di Paolo de Vita, postfazione di Mauro Maldonato.
Copertina e illustrazioni di Ernesto Tatafiore.
Editoriale Scientifica, 2015, pp. 150, euro 12.