Esce “Caos”, il nuovo singolo dell’eclettico The Ingeniis sui principali stores digitali e nelle radio in promozione nazionale. Ispirato dalla fine di una storia, “Caos” racconta il senso di soffocamento generato dai silenzi di una relazione in cui l’altro rappresenta letteralmente un muro di fronte a noi, imprigionandoci nei nostri viaggi mentali. Registrato e masterizzato a Lille (Francia), con la collaborazione del produttore Spread, aka Jean-Philippe Faillie, il brano si apre con un intro chitarra e voce, che a mano a mano si arricchisce di archi, fino all’arrivo di un synth che ci prende per mano e ci conduce a un inciso incalzante, sfociando in un drop da cantare a squarciagola in macchina, con i finestrini abbassati. Scopriamo news e curiosità in questa intervista!
Ciao Matteo, perché il titolo “Caos”? Cosa si nasconde dietro la canzone?
Caos rappresenta quel senso di soffocamento che proviamo quando ci troviamo in una relazione priva di comunicazione. L’altra persona non ci dà le risposte di cui abbiamo bisogno e questo ci porta a farci viaggi mentali, pippe mentali, paranoie, tutte rinchiuse nella nostra testa e che non prendono voce. E questo appunto è il Caos di cui parlo. In questa canzone però riesco a uscire dal mio Caos, alla fine, diciamo che c’è una rinascita e un nuovo inizio, in cui si riprende a respirare a pieni polmoni.
Hanno un filo conduttore i brani che hai pubblicato negli anni?
Sì, i primi tre brani sono stati un po’ un riscaldamento, in realtà. Tutti i brani che fanno parte di questo progetto sono legati sia per tematiche e testi, sia per la produzione, avendo collaborato con il mio ormai amico fedele Phil, Jean-Philippe Faillie. Nel background ci sono io, che cerco di affermarmi come persona e come identità, a volte attraverso lotte esistenziali con il mio io interno (L’altro me), a volte imparando ad accettare me stesso e a lottare con le critiche esterne (Amati), a volte imparando a gestire le mie emozioni quando una storia finisce a causa di una partenza, ma scegliamo la nostra vita e di restare dove siamo, per il nostro bene (Le cose che ti vorrei dire). Caos ci conduce verso la mia parte più pop, quella che è venuta fuori naturalmente producendo i brani e che non vedo l’ora di farvi scoprire ancora di più.
Un sound che trasuda originalità e personalità, ma anche con molti riferimenti ai grandi del passato, quando la musica rappresentava ancora l’apice dell’espressione umana evolvendo e condizionando l’intera società. Quali i tuoi riferimenti artistici che hanno aiutato la tua ispirazione nella tua musica?
Tutta la musica che ho ascoltato negli anni ha portato i miei brani ad essere come sono. Nella mia vita ho ascoltato tanta musica pop, da Madonna a Michael Jackson a Rihanna, da Lady Gaga a Britney Spears a Dua Lipa negli ultimi anni: quel pop americano (o inglese) che mi faceva evadere e mi portava in un mondo multicolorato e pieno di energia. Nel tempo mi sono poi appassionato alla musica indie italiana, con Levante, Thegiornalisti, Calcutta e così via. Nella scrittura mi hanno sicuramente un po’ influenzato senza fare un copia/incolla (o almeno credo), ma musicalmente i miei brani hanno un qualcosa di quel pop che ho ascoltato da adolescente, i ritornelli catchy e il parlare della fine di una storia, ma con ritmi incalzanti e ballabili quasi. E questo mi piace molto. C’è un po’ di tutto quello che sono e che sono stato.
Quali sono i tuoi obiettivi da voler raggiungere? Cosa ti aspetti da questo tuo nuovo percorso artistico e discografico?
Cosa mi aspetto, in realtà non mi aspetto niente. O meglio, non voglio aspettarmi niente. Quando ci si aspetta qualcosa si resta spesso delusi. Io preferisco vivere le cose come vengono, preferisco costruire pian piano, un mattone alla volta e arrivare dove il cuore e le energie mi portano. Se ho un obiettivo, è che la mia musica possa parlare alle persone che la ascoltano e che possa dare loro lo stesso entusiasmo che ho avuto io ascoltando alcuni artisti che ho scoperto e che ora amo. Questo sarebbe il traguardo più bello.
Artisticamente parlando, rifaresti tutto oppure hai dei rimpianti?
Beh, ho intrapreso questo percorso da poco, rimpianti per fortuna non ancora, ma imparo dai miei errori. Sto imparando ad esempio il tipo di persone con cui NON mi piace lavorare. Ho incrociato in questi due anni vari tipi di persone nel campo e so ad esempio che mi piace lo scambio e mi piace crescere e imparare cose nuove. Non mi piace però l’atteggiamento di chi pensa di sapere tutto meglio di chiunque altro e ha tendenza a prevaricare, anziché prendere le idee di ognuno e fonderle per ottenere un risultato originale. Questi incontri sono stati spiacevoli, ma non li rimpiango perché sono stati un’ottima lezione per sapere chi voglio avere intorno a me.
L’ultima parola a te! Lasciaci un messaggio!
Un messaggio ci tengo a lasciarlo. Ultimamente sto riflettendo alla direzione che il mondo e il nostro Paese stanno prendendo. Viviamo in una realtà complessa, piena di cose nuove ogni giorno e cose che non capiamo a volte subito. Questo non è un motivo per odiare ciò che non si conosce. So che attaccarsi alle “tradizioni” e a ciò che ci sembra familiare e rassicurante, sembra farvi stare bene, ma alzate gli occhi e guardatevi intorno. Il mondo è pieno di persone che vivono in maniera diversa da voi e che sono però esattamente come voi, degne di rispetto e dignità. Smettiamola di parlare di “politically correct” come se fosse una punizione che lo Stato ci ha inflitto e capiamo che ci sono persone che hanno sofferto e soffrono per gli insulti e le battute che a voi fanno tanto ridere, perché vi fanno sentire superiori. Dire ciccione, froc*o e tro*a non sono battute. Quando sentite un vostro amico o una vostra amica dirlo, ditele di smettere. Non farete la figura dei “pesantoni”, ma aiuterete a mettere un tassello per avere un mondo con più rispetto per il prossimo. E ascoltate Caos, su Spotify! Peace.