Donatella delle Cese, Autore presso Sound Contest https://www.soundcontest.com/author/dony-dc/ Musica e altri linguaggi Wed, 03 Jan 2024 15:11:13 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.1 UMBRIA JAZZ WINTER 2023 | Ancora tanta musica nel penultimo giorno dell’anno https://www.soundcontest.com/umbria-jazz-winter-2023-ancora-tanta-musica-nel-penultimo-giorno-dellanno/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=umbria-jazz-winter-2023-ancora-tanta-musica-nel-penultimo-giorno-dellanno Wed, 03 Jan 2024 15:11:13 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=63392 Un’ aria insolitamente tiepida avvolge la Rupe di Orvieto e caratterizza queste giornate musicali. A passo svelto, raggiungiamo i Funk Off che partono da via della Costituente e si dirigono verso il Duomo, proponendo i coinvolgenti brani del loro repertorio.   Uno sguardo alle vetrine dei negozietti orvietani e ci rechiamo al bistrot Il Malandrino, […]

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Un’ aria insolitamente tiepida avvolge la Rupe di Orvieto e caratterizza queste giornate musicali.

A passo svelto, raggiungiamo i Funk Off che partono da via della Costituente e si dirigono verso il Duomo, proponendo i coinvolgenti brani del loro repertorio.

 

Uno sguardo alle vetrine dei negozietti orvietani e ci rechiamo al bistrot Il Malandrino, che propone il concerto, fuori programma rispetto al festival, di una “vecchia conoscenza” di UJW, l’eclettico musicista di strada olandese Vincent Van Hessen.

Van Hessen introduce i brani in scaletta parlando di sé e della sua esperienza musicale in modo simpatico ed accattivante. Alterna pezzi ritmati a dolci ballad, eseguendo, tra gli altri, una evocativa ed emozionante Alleluiah di Cohen.

 

Alle 14.30 ci spostiamo al Palazzo dei Sette per ascoltare il trio Lovesick, che propone musica country americana, permeata dallo swing anni ’40 e ’50’e dal rock’n’roll. Polistrumentisti, bolognesi, coinvolgono il pubblico presente con grande empatia eseguendo, tra le altre, Remember my name, I’m an old comer di Sonny Rollins, per concludere con All over again, un rock’n’roll davvero esplosivo!

Alle 16.00 siamo al Teatro Mancinelli per assistere ad uno dei più bei concerti di questa edizione: il prezioso omaggio a John Coltrane dell’Antonio Faraó Quartet con il sassofonista Chico Freeman come special guest.  Vincente la collaborazione italo – americana del pianista Faraó con Freeman, nata nel 2015: il grandissimo interplay ed affiatamento tra loro è palpabile e regala emozioni continue all’ attentissimo pubblico.

Freeman ci racconta che un giorno ha messo un brano di Coltrane mentre era in auto con la figlia Luani di due anni. Ripeté la stessa cosa per tre mesi, tutti i giorni: un giorno, non appena sistemò la bimba in macchina, fu lei che si rivolse a lui e lo sollecitò: “Papa, Coltrane!”. Ed allora, per ricordare questo momento, Freeman scrisse per lei il brano Dance over for Luani, che esegue.

Il concerto si chiude con uno struggente brano di Coltrane che dedica all’ onore ed alla memoria dei bimbi purtroppo uccisi nelle guerre odierne.

 

Uscendo dal teatro, ci imbattiamo nei Funk Off, che sono attorniati da una grande folla di persone acclamanti: come non fermarsi per una I wanna get funky now! ed una Uh yeah! tutti insieme? Gran finale in Piazza Fracassini con Three for one, il brano che, oltre a far ballare, fa cantare il pubblico con i tre temi diversi, tromba – sassofono – ritmica: originalissimo!

Alle 19.00 ci concediamo un graditissimo bis, l’omaggio a Stevie Wonder dei We 4, l’inarrivabile quartetto del trombettista Fabrizio Bosso, con Julian Oliver Mazzariello al pianoforte, Jacopo Ferrazza al contrabbasso e Nicola Angelucci alla batteria. La ciliegina sulla torta è la presenza del clarinettista toscano Nico Gori: il grande affiatamento tra loro è cementato non soltanto dalle tante condivise esperienze musicali, ma anche e soprattutto da una solida stima ed amicizia: il risultato di questo vincente mix è a dir poco fenomenale…

 

Un po’ di riposo e ci dirigiamo, alle 22.30, nuovamente verso il teatro Mancinelli dove veniamo letteralmente travolti da una sferzata di autentica energia: le coinvolgenti coreografie, la versatilità e la potenza delle voci e la qualità dei brani selezionati, nonché la bravura dei musicisti del nutrito coro Virginia State Gospel Choir ci emozionano e ci infiammano all’inverosimile…

Il pubblico canta, balla, batte le mani in un entusiastico crescendo di energica condivisione che culmina nel battere a terra i piedi per sottolineare il massimo apprezzamento nei confronti di questo, a dir poco, entusiasmante spettacolo offertoci dai ben 30 elementi del coro, presenti sul palco.

Ancora non paghi di musica, ci fermiamo a bere qualcosa di caldo al Bar Sant’Andrea, dove un trio locale alterna vari noti brani di cantautori in chiave jazz.

Che dire se non…buonanotte tra le note?

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UMBRIA JAZZ WINTER 2023 | Secondo giorno di note jazz ad Orvieto https://www.soundcontest.com/umbria-jazz-winter-2023-secondo-giorno-di-note-jazz-ad-orvieto/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=umbria-jazz-winter-2023-secondo-giorno-di-note-jazz-ad-orvieto Sat, 30 Dec 2023 09:27:40 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=63359 La seconda giornata della trentesima edizione di Umbria Jazz Winter si apre con i Funk Off, che, marciando lungo tutto il Corso Cavour, coinvolgono la città con il loro brio e la loro inesauribile energia. Durante il percorso, si fermano per una tappa musicale al carcere di Orvieto, per portare un po’ della loro allegria a coloro […]

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La seconda giornata della trentesima edizione di Umbria Jazz Winter si apre con i Funk Off, che, marciando lungo tutto il Corso Cavour, coinvolgono la città con il loro brio e la loro inesauribile energia.

Durante il percorso, si fermano per una tappa musicale al carcere di Orvieto, per portare un po’ della loro allegria a coloro che vi sono reclusi.

 

Alle 12.00 il Museo di arte moderna “Emilio Greco” ci accoglie per assistere ad un concerto intimistico ed elegante: il collaudato duo di fuoriclasse, gli americani Steve Wilson e Lewis Nash. Sassofono e batteria per una performance musicale bella, unica ed emozionante: le pennellate del sax di Wilson e i tocchi sapienti sui tamburi di Nash fanno letteralmente sognare, trasportandoci in un’altra dimensione.

Da non perdere il loro ultimo lavoro discografico, ad etichetta Red Records, che ha fissato nel tempo una loro preziosa esibizione live della edizione 21 di UJW, tenutasi nella medesima location.

 

Dopo un veloce break mangereccio ci rechiamo al Palazzo dei Sette per un triplo appuntamento: alle 14.30 ci facciamo letteralmente coinvolgere dall’allegria degli Sticky Bones, band italiana che propone un variegato repertorio ispirato dalla tradizione americana di un jazz ancora alle origini. Suoni arcaici come quello della washing board – la tavoletta lavapanni in legno, opportunamente modificata per divenire uno strumento musicale – si fondono con quelli del banjo e del contrabbasso per un risultato eccezionale.

La scaletta ci presenta brani tratti dal loro ultimo CD “Whoop it up!” ed il pubblico si entusiasma con Too late, Top of the town, Take me to the land of jazz, Percolatin’ blues e Shake that thing: che energica allegria, wow!

Alle 16.00 cambio palco a favore della carezzevole e suadente voce di Nick the Nightfly e del suo collaudato quintetto. La simpatia ed il carisma di Nick – scozzese trasferitosi in Italia nel 1982 – sono caratteristiche innate, permeate dalla sua pluriennale esperienza radiofonica a Radio Montecarlo, dai cui microfoni conduce con grandissimo successo Montecarlo Night, trasmissione di spicco della rete.

Alternando brani in lingua inglese come Stepping out di Joe Jackson e This is the life con italianissime hit come Senza Fine e Banane e Lamponi, Nick offre occasioni alla sua band di grandi musicisti per esprimere tutto il loro grande talento: Amedeo Ariano alla batteria, Jerry Popolo al sax tenore, Pietro Lussu al pianoforte e Francesco Puglisi al contrabbasso sono la ciliegina sulla torta di questo ensemble.

Alle 17.30 nuovo cambio palco a favore di Accordi Disaccordi, il trio torinese che letteralmente ci conquista con i suoi ritmi di gitan jazz, ispirati al genio di Django Reinhardt.

La strepitosa bravura di Alessandro Di Virgilio alla chitarra solista, accompagnato dai sopraffini Dario Berlucchi alla chitarra ritmica e Dario Scopesi al contrabbasso ci lasciano ancora una volta senza parole.

La loro inesauribile bravura ed energia, ci catapultano in un mondo di vorticose e veloci note, che generano fiammanti emozioni, mentre si dipanano i brani, tutti rigorosamente originali, che vedono addirittura rompersi – per la grandissima energia concentrata nell’ esibizione – la corda di La della chitarra di Scopesi, nonché l’esecuzione del brano finale…stando in piedi sulle sedie! Fenomenali!!!

 

Mentre ci ritiriamo per un piccolo break, ci imbattiamo nel finale del concerto dei Funk Off, che concludono la loro marciante serale con la sempre coinvolgente Uh, Yeah!: come non fermarsi a ballarla e cantarla con loro? Impossibile!

Alle 21.00 al Teatro Mancinelli è di scena un doppio concerto, una delle perle di questa edizione di Umbria Jazz Winter: Fabrizio Bosso, trombettista dalla bravura e dal talento stellari, ospita il virtuoso clarinettista Nico Gori per un emozionante viaggio in We Wonder, il loro lavoro discografico ispirato dal repertorio di Stevie Wonder.

L’ eleganza del pianista Julian Oliver Mazzariello, il talento del contrabbassista Jacopo Ferrazza e l’arte del batterista Nicola Angelucci si fondono insieme in maniera perfetta, per regalarci una performance strepitosa, che entusiasma letteralmente una platea sold out.

 

Cambio palco per ascoltare il grandissimo sassofonista Joe Lovano e la Umbria Jazz Orchestra in un riuscito tributo al talento di Wayne Shorter. La conduzione orchestrale di Michael Gibbs e la presenza di ben tre ospiti speciali quali Peter Washington al contrabbasso, Steve Wilson al sassofono e Lewis Nash rendono ancora più particolare ed unica questa esperienza musicale, che chiude in bellezza la nostra seconda giornata di festival.

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UMBRIA JAZZ WINTER 2023 | 30 candeline per il jazz a Orvieto https://www.soundcontest.com/30-candeline-per-umbria-jazz-winter-ad-orvieto-si-comincia/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=30-candeline-per-umbria-jazz-winter-ad-orvieto-si-comincia Fri, 29 Dec 2023 15:53:37 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=63344 Il 28 dicembre la Rupe di Orvieto accende i riflettori su Umbria Jazz Winter: l’atmosfera è frizzante e l’affezionato pubblico del jazz è qui convenuto per festeggiare la trentesima edizione del festival, nella sua versione invernale. Più intima e raccolta dell’evento estivo perugino, la manifestazione sviluppa il suo programma con artisti “residenti”, che suonano in […]

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Il 28 dicembre la Rupe di Orvieto accende i riflettori su Umbria Jazz Winter: l’atmosfera è frizzante e l’affezionato pubblico del jazz è qui convenuto per festeggiare la trentesima edizione del festival, nella sua versione invernale.

Più intima e raccolta dell’evento estivo perugino, la manifestazione sviluppa il suo programma con artisti “residenti”, che suonano in orari e location diverse, per offrire più flessibilità e scelta agli spettatori.

 

Apertura alle ore 16.00 con un doppio concerto ad ingresso gratuito alla Sala dei 400 del Palazzo del Popolo: si esibisce dapprima il Kaleidoscope Quartet, vincitore del Conad Jazz contest 2023. Il quartetto propone brani originali come Slow, Interchange, Current, CPE e Three come to the bridge.

Cambio palco a favore dei migliori studenti delle Clinics perugine estive del Berklee College of Music di Boston, tra i quali spiccano la splendida voce di Sofia Cocciolo, Valerio Apuzzo alla tromba ed Antonio Lo Conte alla batteria.

 

Alle 18.00 siamo in piazza per applaudire l’uscita dei Funk off, i magnifici quindici del Funk made in Vicchio, capitanati dal loro leader, Dario Cecchini. Seguiamo con entusiasmo la loro marciante che si snoda tra i vicoletti orvietani fino al sagrato dello splendido Duomo, dove propongono brani vecchi e nuovi come Big Dog, My Funky Valentine, Shangai Tox e la sempre coinvolgente Uh, yeah!

 

Una piccola pausa e alle 21.00 ci rechiamo al teatro Mancinelli per uno splendido doppio concerto: il talentuoso pianista Alessandro Lanzoni con il suo trio – con Matteo Bortone al contrabbasso ed Alessandro Morelli alla batteria – ospita l’eccezionale sassofonista siciliano Francesco Cafiso, alternando brani originali come Mad dog, Duke clouds ed Essence to the poem: splendido!

 

Cambio palco a favore del sestetto americano capitanato dal simpatico piglio della eccellente cantante Cécile Mclorin Salvant che, alternando le lingue italiana ed inglese, introduce i brani come Fog e Pirate Jenny, non mancando di accennare l’inizio della Boheme, che da sempre la emoziona andare ad ascoltare.

Favolosi virtuosismi vocali e strumentali caratterizzano la loro esibizione, che infiamma letteralmente la platea del teatro, che non manca di tributare fragorosi applausi. Si distingue, in particolare, il talento e la versatilità del bravissimo pianista Sullivan Fortner.

 

Chiudiamo in bellezza la giornata, con “Dear Dexter”, il riuscito tributo dei sassofonisti Daniele Scannapieco e Piero Odorici e del loro Quintetto al talento di Dexter Gordon.

La House Band del festival, ad Orvieto come a Perugia si esibisce ‘around midnight al Meeting Point del Palazzo dei Sette e propone, tra gli altri, brani come Modern mood e The chase: nonostante l’ora tarda, la sala è piena ed il pubblico è attento e partecipe…magia della buona musica e del talento!

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PIANO CITY NAPOLI 2023: grande successo per la IX edizione https://www.soundcontest.com/pianocity-napoli-2023-grande-successo-per-la-ix-edizione/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=pianocity-napoli-2023-grande-successo-per-la-ix-edizione Fri, 20 Oct 2023 08:37:05 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=62606 Dal 12 al 15 ottobre 2023 é andata in scena la IX Edizione di Piano City Napoli: le note del pianoforte hanno riempito chiese, musei, auditorium, luoghi d’arte e case private per una quattro giorni a tutta musica ed il coinvolgimento di 300 pianisti, 24 location e 33 House Concert. Ne abbiamo seguiti tre.   […]

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Dal 12 al 15 ottobre 2023 é andata in scena la IX Edizione di Piano City Napoli: le note del pianoforte hanno riempito chiese, musei, auditorium, luoghi d’arte e case private per una quattro giorni a tutta musica ed il coinvolgimento di 300 pianisti, 24 location e 33 House Concert. Ne abbiamo seguiti tre.

 

Apertura in grande stile all’Auditorium Porta del Parco a Bagnoli, che ospita il sopraffino concerto del pianista Danilo Rea, che, per l’occasione, accompagna la voce ed il carisma dell’eclettico Peppe Servillo.

Napoli & Jazz è il progetto che propone alcuni grandi classici della tradizione canora napoletana rivisitati in chiave jazz dal collaudato duo.

Dopo una breve introduzione al programma della manifestazione ed ai contenuti del concerto, si presenta sul palco il giovane e talentuoso Antonio Roccia che, in qualità di vincitore del Contest “Una musica per Piano City 2023”, riscalda l’atmosfera e ci propone il suo brano che fa da “copertina sonora” a questa edizione del festival.

Ed ecco finalmente i due protagonisti arrivare in scena: dapprima un piano solo di Rea con un avvincente “mix” che alterna Senza Fine di Gino Paoli, Il Pescatore di De Andrè e la Carmen di Bizet.

L’eccezionale Peppe Servillo interpreta magistralmente ed introduce con il suo simpatico carisma Bocca di Rosa di De Andrè, Uocchie c’arraggiunate, Maruzzella di Carosone e Io Te Voglio Bene Assaje.

Di nuovo spazio a Rea in piano solo con un altro appassionante “medley”: A’ Cammesella, Core ‘ngrato e Chiove.

È di nuovo Servillo a prendere in mano le redini del concerto, presentando con dovizia di particolari ed eseguendo magistralmente Era de maggio di Di Giacomo/Costa, Tu sì ‘na cosa grande, Mandulinata Napoletana e Esta(te) di Libero Bovio.

Ed ecco un nuovo intrigante “collage” di Rea: Besame Mucho, Luna Rossa, Moon River, Quizas e Tammurriata Nera.

Il Duo si ricompone per proporre insieme le splendide Resta cu’ mme di Modugno, Reginella e Io te vurria vasa’.

Scroscianti applausi li richiamano sul palco per il bis: propongono quindi Munasterio ‘e Santa Chiara e Dicitencello vuje, che segnano la chiusura di un concerto che suggella un connubio tra le note del piano jazz e la tradizione canora della città di Napoli in modo davvero memorabile.

 

Sabato 14 ottobre la Basilica di San Giacomo Degli Spagnoli in Piazza Municipio ospita “Don’t Forget To Fly”, il concerto del pianista friulano – ma dalle origini partenopee – Remo Anzovino. La chiesa è gremita e l’atmosfera di una platea attenta e silenziosa sono proprio l’ideale per apprezzare il viaggio tra le note che ci apprestiamo ad intraprendere.

L’eleganza e la maestria di Anzovino ci conquistano immediatamente, mentre la prima parte del concerto si snoda in un’unica suite. Un lungo applauso sottolinea il gradimento degli spettatori e dá voce al Maestro, che si racconta e ci narra come il suo senso della melodia sia stato fortemente influenzato dalle sue radici napoletane.

Ci dice che nel sonno ciascuno di noi sperimenta un forte desiderio dell’infinito, che inizia con un volteggiare che fa sì che ciascuno prenda via via confidenza con l’elemento “aria”, mentre si inizia ad osservare quanto ci circonda.

Ha quindi inizio la seconda parte del concerto, in cui la musica ci racconta di desideri che prevalgono sulla paura; si vince dunque la forza di gravità e si comincia a volare con l’obiettivo di raggiungere il sole. Ci si potrebbe bruciare al suo cospetto, ma ciò, fortunatamente, non accade; la luce solare illumina e ci si sente dei vincitori: da quel momento in poi si può fare qualsiasi cosa si desideri.

Il concerto volge al termine ed il Maestro Anzovino ci ricorda che le immagini lasciateci dai sogni sono le chiavi di interpretazione della realtà.

Ci rammenta, inoltre, che l’essere umano è stato progettato per volare: una volta tornati a casa, ci esorta a non dimenticarci di annotare, su di un post-it da attaccare in cucina, l’esortazione “Don’t Forget To Fly!”.

L’entusiasmo è alle stelle ed il Maestro, prima di accomiatarsi, ci regala un estratto da Following Light, la colonna sonora da lui composta per un film dedicato a Claude Monet, che affermò che la luce cambia ogni 7 secondi. La musica che Anzovino ci propone ha a che fare con la luce, i suoi cambiamenti ed il suo significato interiore: c’è infatti la luce che ci consente di vedere ma anche quella, interiore, che emanano alcune persone.

Ci salutiamo con un interrogativo: così come la luce, anche i nostri stati d’animo e le nostre emozioni cambiano ogni 7 secondi: potrà il suono fare altrettanto?

 

Chiudiamo la nostra esperienza a Piano City 2023 spostandoci all’Auditorium Porta Del Parco di Bagnoli, dove, alle 21, applaudiamo la performance in piano solo dell’eccezionale e carismatico Omar Sosa.

La sua esibizione è dedicata ad un tema che sta a cuore a noi tutti, quello della pace; con una sorta di nastro color porpora attira vibrazioni positive intorno al pianoforte, che di questo nastro viene “cinto” per tutta la durata del concerto.

Brani originali si alternano a standard: molto suggestiva è la sua rivisitazione di Imagine di John Lennon, che viene eseguita nell’emozionante silenzio di una platea sold out.

Le mani affusolate del Maestro Sosa, che sembrano letteralmente “volare” sulla tastiera del pianoforte, catalizzano la nostra più profonda attenzione e calamitano totalmente i nostri sensi… siamo così “presi” che non ci accorgiamo che il tempo sta letteralmente volando e siamo già giunti al termine di questo toccante e strepitoso concerto.

 

Grazie Piano City! Alla prossima edizione!

 

 

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UMBRIA JAZZ | Paolo Conte, Joe Bonamassa, Kenny Barron e Samara Joy per il gran finale https://www.soundcontest.com/umbria-jazz-paolo-conte-joe-bonamassa-kenny-barron-e-samara-joy-per-il-gran-finale/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=umbria-jazz-paolo-conte-joe-bonamassa-kenny-barron-e-samara-joy-per-il-gran-finale Wed, 26 Jul 2023 20:57:36 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=61546 foto di Riccardo Galeota Venerdì 14 luglio ci invita a partecipare ad uno splendido concerto alla Sala Podiani, MixMonk, che riunisce – per questo riuscito ed apprezzato omaggio all’arte di Thelonious Monk – un trio di musicisti d’eccezione. I Belgi Bram De Looze al pianoforte e Robin Verheyen al sax tenore, insieme al batterista Joey […]

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foto di Riccardo Galeota

Venerdì 14 luglio ci invita a partecipare ad uno splendido concerto alla Sala Podiani, MixMonk, che riunisce – per questo riuscito ed apprezzato omaggio all’arte di Thelonious Monk – un trio di musicisti d’eccezione. I Belgi Bram De Looze al pianoforte e Robin Verheyen al sax tenore, insieme al batterista Joey Baron danno vita ad una performance di gran classe. Questo progetto musicale, commissionato loro nel 2017 in occasione delle celebrazioni per il centenario dalla nascita di Monk, avrebbe dovuto essere un evento unico. Visto il grande successo ottenuto in quella occasione, nacque l’idea di strutturare un vero e proprio tour e venne inciso un omonimo disco nel quale, pur conservando l’iniziale ispirazione Monkiana, i musicisti diedero prova della loro originalità e libertà, per un risultato vincente, così come accaduto anche nella brillante performance odierna.

Alle 14,30 facciamo una incursione ai Giardini Carducci per applaudire Mitch Woods, un veterano di Umbria Jazz. Simpatico e coinvolgente, il pianista americano si esibisce in solo e con la sua voce non manca di trascinare il pubblico che interagisce con lui, cantando, ballando e battendo le mani a ritmo. Il suo vasto e popolare repertorio spazia dal jive al blues, passando per il boogie ed il rock’n’roll.

Velocemente, incediamo verso la Sala Podiani per applaudire We Like It Hot: Vanessa Tagliabue Yorke alla voce, Mauro Ottolini al trombone, Francesco Bearzatti al clarinetto e Giulio Scaramella al pianoforte offrono un elegante excursus tra i brani del raffinato jazz degli anni Venti quando, in America, erano alla ribalta le grandi orchestre swing come quella di Jean Goldkette.

Alle 18 raggiungiamo i Funk Off che si esibiscono sul Corso Vannucci: un folto pubblico li applaude mentre alternano in repertorio brani vecchi e nuovi, come Things Change, Yin & Yang, To Bits, Living Off, Growin’ Up, The Encore, Hippo Trippo e l’immancabile classico Uh Yeah!, durante il quale si balla piacevolmente con loro, muovendo le mani in alto a ritmo di musica.

Alle 21.30 torniamo ai Giardini Carducci, dove andiamo a divertirci con il ritmo e l’allegria di Ray Gelato & The Giants. Ironico e trascinante, il sassofonista inglese è stato spesso protagonista sui palchi di UJ. Ray Gelato propone un repertorio di musica spensierata, in auge negli anni ‘50 e ‘60: il suo approccio con il pubblico e la sua formula sono vincenti, tanto che le sue performance sono sempre seguite con grande coinvolgimento e partecipazione.

Alle 23.30 siamo in una gremita Piazza IV Novembre per il primo concerto on stage dei Funk Off: grande attesa ed entusiasmo per la band del Funk Made In Vicchio – capitanata da Dario Cecchini – che letteralmente infiamma la piazza di un pubblico che ‘balla’ a ritmo di musica.

La ricca scaletta prevede diversi brani tratti dai loro dieci lavori discografici, alcuni dei quali vengono quasi esclusivamente eseguiti durante le esibizioni su palco come Funky Fonchi, Aow, Phsychedelic Diminished Funk e Jimi’s Legacy.

Al termine dello show ci rechiamo ancora ai Giardini Carducci dove si sta esibendo J.P. Bimeni con i The Black Belts. Bimeni, originario del Burundi, ha iniziato la sua carriera musicale in Inghilterra, dove si trasferì dopo che lo stato africano in cui risiedeva, dopo guerre tribali e colpi di stato, divenne Repubblica. La sua anima soul trova il suo connubio perfetto in Spagna, dove incontra i The Black Belts, con i quali propone il suo repertorio che va dalla Psichedelia all’Afro Funk.

 

Sabato 15 ci fa dirigere alla Sala Podiani dove, alle ore 12 e 15.30, va in scena Marc Ribot per un doppio concerto sold out  di chitarra solistica. Ribot è, a giusta ragione, riconosciuto universalmente come uno dei più originali e creativi chitarristi delle scena jazz contemporanea.

I suoi spettacolari virtuosismi, nonché la sua eccezionale bravura fanno sì che il pubblico resti letteralmente rapito per ben 35 minuti, quando finalmente può scattare, dopo un susseguirsi continuo di brani, il nostro fragoroso applauso. Grandioso.

Alle 17 ci rechiamo al Teatro Morlacchi, dove si esibisce il Kenny Barron Trio di cui apprezziamo lo straordinario interplay e la capacità di muoversi con grande padronanza in ogni ambito del jazz contemporaneo. Barron al pianoforte, Kiyoshi Kitagawa al contrabbasso e Savannah Harris alla batteria ci offrono un repertorio che dá occasione non solo di sfoggiare la loro grande cultura jazzistica, ma anche di apprezzarne la qualità del suono, del senso del tempo e del fraseggio musicale. Barron, amante della bossa nova, che si affaccia volentieri al bebop moderno ed al jazz modale, mostra la sua grande libertà armonica rispetto agli artisti della tradizione. Strepitosi.

Giusto il tempo per un po’ di meritato relax e ci troviamo all’Arena Santa Giuliana dove, alle 21, di fronte ad una platea sold out, si esibisce Paolo Conte. La classe e lo charme dell’avvocato del jazz e della preziosa orchestra che lo accompagna sono subito ben chiare agli occhi – e soprattutto alle orecchie – degli entusiasti spettatori presenti in una arena sold out.

ph Andrea Adriani

La scaletta si apre con la leggendaria Aguaplano, seguita dalla tanto acclamata Sotto le stelle del jazz.
Si continua con l’allegro incedere di Come di e con la più pacata Alle prese con una verde milonga.
Ed ancora si susseguono Ratafià, Recitando, Uomo camion e La Frase. Applausi a scena aperta si alternano ad emozionanti silenzi, che sottolineano come il pubblico partecipi al mood intimistico e di classe del concerto per poterne meglio cogliere ogni pausa, ogni parola.

Conte accenna piccoli inchini di ringraziamento col capo e sorrisi, mentre con grande generosità presenta, uno ad uno, gli eccezionali musicisti che da sempre lo accompagnano sul palco.

Ecco, dunque, un breve intervallo di 15 minuti, che dá anche agli spettatori l’opportunità di alzarsi e bere qualcosa, visto anche il gran caldo di questi ultimi giorni.

Riecco l’Avvocato approssimarsi sulla scena: alternando momenti al pianoforte ed altri al solo microfono, intona Dancing, continua con la sempre emozionante Gioco d’azzardo, Gli impermeabili, Madeleine, l’orecchiabile ed universalmente conosciuta Via con me, acclamata all’unisono dal pubblico ormai in visibilio.

ph Andrea Adriani

La splendida Max ci introduce poi all’impareggiabile Diavolo Rosso, dalla durata di 16 minuti, durante il quale i vari musicisti danno il meglio di sé con dei soli da togliere letteralmente il fiato.
Si chiude con Le chic et le charme: applausi fragorosi richiamano l’Avvocato Conte sul palco e ci saluta – stavolta definitivamente – con una versione speedy di Via con me, mentre il pubblico, in standing ovation, corre davanti al palco per tributare il proprio omaggio a questo grande mito della canzone d’autore italiana. Unico.

Al Teatro Morlacchi si tiene in contemporanea un altro concerto imperdibile, “Four”: il grande Bill Frisell alla chitarra, il prezioso Gerald Clayton al pianoforte, Gregory Tardy al sassofono e Jonathan Blake alla batteria. Un quartetto di veri fuoriclasse del jazz per un concerto strepitoso.

A mezzanotte e mezza ci rechiamo a Piazza IV novembre per un appuntamento imperdibile perché celebra, allo stesso tempo, i 50 anni di Umbria Jazz, i 25 anni dei Funk Off ed i 20 anni di collaborazione tra UJ ed i FO.

I Funk Off ospitano la cantante Nadyne Rush, dalla versatile vocalità e propongono con grande energia vari brani del loro vasto repertorio: Them & Us, Inner City Souls, Women And Money, Yin & Yang, Cannonball Answers.

La piazza esplode con Uh,Yeah e con il grandissimo finale a suon della sempre travolgente I Wanna To Get Funky Now.

Torta di rito e presenza dello Staff di Umbria Jazz al completo sul palco concludono questa bella festa: applausi e ovazioni per gli organizzatori del Festival come il Patron del festival Carlo Pagnotta ed i suoi pluriennali collaboratori, ma anche per i tecnici di palco, del suono e delle luci, senza il cui apporto non potremmo godere degli spettacoli così come di fatto accade.

 

Domenica 16, ultima giornata di festival…accantoniamo subito la nascente malinconia e ci rechiamo alla marciante dei Funk Off. Freschi e pimpanti, nonostante avessero suonato e festeggiato fino a tardi la sera precedente, raccolgono sempre grandi e meritati consensi di pubblico intorno a loro.

Alle 16.15 ci rechiamo al Museo di Palazzo Baldeschi al Corso, per un concerto davvero speciale.

Dario Cecchini, band leader dei Funk Off, con il suo sax baritono ci accompagna in musica alla scoperta del Museo con i suoi “Echoes”: mentre suona, si sposta infatti attraverso le varie sale museali, consentendoci di ammirare capolavori pittorici e scultorei sotto una luce diversa, quella delle note.

Cecchini presenta il suo elegante progetto solista che rispecchia la sua anima più intimistica, con sonorità ben diverse rispetto a quelle più spensierate dei Funk Off a cui il grande pubblico di UJ è generalmente abituato. Bravissimo.

Alle 17 appuntamento per l’ultimo concerto che si tiene al Teatro Morlacchi per questa edizione del festival: la potente e versatile voce della giovanissima quanto talentuosa Samara Joy ci attende.

Vincitrice nel 2019 alla Sarah Vaughan International Jazz Vocal Competition, la Joy ha “bruciato le tappe” con la sua sconfinata bravura, vincendo anche il Grammy Award 2023 come migliore nuova artista dell’anno.

Molto empatica nei confronti del pubblico, la Joy – accompagnata da Luther Allison al piano, Michael Migliore al contrabbasso e Evan Sherman alla batteria – tiene il palco da vera professionista e ci regala un concerto strepitoso, sottolineato da fragorosi applausi e ripetute standing ovation, fino ai ben 4 bis finali.

Alle 21 ci rechiamo alla sold-out Arena Santa Giuliana per apprezzare la bravura e la grinta del chitarrista Joe Bonamassa. Il concerto ci coinvolge in un avvincente viaggio nella storia del rock e del blues americano e ci fa conoscere un artista generoso non soltanto nei confronti del suo affezionato pubblico di fan – presenti in gran numero – ma anche nei confronti dei colleghi musicisti: non manca infatti di far tributare una standing ovation al veterano della tastiera Reese Wynans, presenza costante ad UJ al fianco dei più grandi nomi del jazz internazionale.

Bonamassa introduce inoltre Josh Smith, non mancando di sottolineare che è lui, Smith, il miglior chitarrista presente sul palco: che vero grande Artista!

Le luci dell’Arena si spengono ed inizia lo smontaggio del palco…per fortuna, accanto al main stage, lo Stage Restaurant è ancora attivo e possiamo fermarci ad ascoltare ancora una volta le splendide voci dei The New Orleans Mystics, vestiti con scintillanti giacche nero e oro, con scarpe Swarovski per chiudere ‘brillantemente’ questa splendida edizione del 50 compleanno di Umbria Jazz.

Grazie, Umbria Jazz e tantissimi auguri! Per altri 50 anni…and beyond!

 

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UMBRIA JAZZ | Fabrizio Bosso Quartet, Brad Mehldau Trio ed il Brandford Marsalis Quartet https://www.soundcontest.com/a-umbria-jazz-con-fabrizio-bosso-quartet-brad-mehldau-trio-ed-il-brandford-marsalis-quartet/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=a-umbria-jazz-con-fabrizio-bosso-quartet-brad-mehldau-trio-ed-il-brandford-marsalis-quartet Sat, 22 Jul 2023 10:32:34 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=61477 foto di Riccardo Galeota Un lunedì 10 luglio caldissimo – e non solo per le temperature tropicali di questi giorni – apre “con il botto” la settimana perugina di Umbria Jazz. Si inizia alle 12 alla Sala Podiani, con il particolare concerto del Brandee Younger Trio. L’arpista Younger, insieme al contrabbassista Rashaan Carter ed al […]

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foto di Riccardo Galeota

Un lunedì 10 luglio caldissimo – e non solo per le temperature tropicali di questi giorni – apre “con il botto” la settimana perugina di Umbria Jazz.

Si inizia alle 12 alla Sala Podiani, con il particolare concerto del Brandee Younger Trio. L’arpista Younger, insieme al contrabbassista Rashaan Carter ed al batterista Allan Mednard inserisce in maniera elegante ed originale il suono etereo dell’arpa in un ambito moderno che riunisce soul, jazz e funky, con qualche incursione nel pop, ottenendo un vincente e peculiare connubio.

Alle 17 ci dirigiamo al Teatro Morlacchi dove possiamo apprezzare lo spensierato repertorio della The Swingers Orchestra, che omaggia Benny Goodman & Artie Shaw. L’orchestra si forma nel 1999 ed il suo repertorio è fortemente ispirato da quello della tradizione delle grandi orchestre dell’era dello swing.

Otto elementi vestiti in maniera classica ed elegante suonano impeccabilmente sistemati dietro ai loro colorati leggii in legno, omaggiando questi due eccezionali clarinettisti – Goodmann e Shaw – attraverso l’arte di due virtuosi del clarinetto militanti in orchestra: Paolo Tomelleri ed Alfredo Ferrario.

La presenza come special guest di un side man come il clarinettista Nico Gori impreziosisce ulteriormente l’esibizione, regalando un ottimo excursus tra le più belle pagine dello Swing, con gli arrangiamenti originali degli anni ‘30 e ‘40, curati dal pianista ed arrangiatore dell’orchestra, Stefano Caniato.

Davvero bello.

Una veloce incursione alla marciante dei Funk Off per sgranchire i muscoli e godere di qualcuno dei loro coinvolgenti brani come l’inedita My Funky Valentine, Bye Bye Blues e It’s OK prima di tornare, alle 21.30, al Morlacchi, dove ci attende “We 4”, il sopraffino omaggio a Stevie Wonder dell’eccezionale trombettista Fabrizio Bosso e del suo affiatatissimo quartetto.

Propongono i brani tratti dal loro lavoro discografico dedicato a Wonder: We4, Estudio Misterioso, Bakarak, One Humanity, Dreams Come True, Control Freak e The Way We See.

La scaletta viene completata da una meravigliosa ballad, dal titolo For Heaven’s Sake.

L’eleganza di Julian Oliver Mazzariello al pianoforte, la classe di Nicola Angelucci alla batteria e la bravura di Jacopo Ferrazza al contrabbasso, insieme ai preziosi virtuosismi di Bosso alla tromba infiammano la platea, che non manca di tributare entusiastiche ovazioni e scroscianti applausi, che si susseguono, accompagnando i vari brani che compongono la scaletta del concerto.

Non ancora paghi di musica, ci dirigiamo verso la Taverna 36 Jazz Club dove piacevolmente riascoltiamo il quintetto di Daniele Scannapieco e Piero Odorici che tributa il proprio omaggio a Dexter Gordon.

La successiva jam session è una vera ciliegina sulla torta: Fabrizio Bosso e Julian Oliver Mazzariello, infatti, si aggiungono alla resident band e regalano ulteriori emozioni ai presenti con il loro magico inter-play.

Ritornando ai nostri alloggi, veniamo richiamati dalle note miste di blues, gospel, jazz, soul e funky dei Ranky Tanky, che chiudono la programmazione odierna dei Giardini Carducci. Band di recente formazione, si distingue per la sua originalità nel panorama musicale americano. Esponenti della identità della comunità africana in America Gullah, i cinque elementi del quintetto conferiscono una moderna impronta jazz alla musica della tradizione africana anche attraverso la prorompente personalità scenica e vocale della loro cantante Quiana Parler. Molto coinvolgenti ed accattivanti.

 

La giornata di martedì 11 inizia alla Sala Podiani, dove si esibisce il duo formato dal batterista Nicola Angelucci e dalla pianista e cantante Olivia Trummer che ci propongono la loro “Dialogue’s Night”.

I due, che collaborano dal 2016 – anno del primo tour italiano della Trummer – sono molto affiatati artisticamente e propongono un variegato – quanto gradevole – repertorio, sia di standard, che di brani originali: When I fall in love, Lil darling; All is well, The optimist, Valerio e Moena  della Trummer; Strolling, Romance e Tempo libero di Angelucci e Dialogue’s Delight, che porta la firma di entrambi.

Luigi è l’acclamato “bis” che Angelucci dedica al genio artistico di Luigi Tenco.

Un veloce break mangereccio e siamo di nuovo nella Sala Podiani dove alle 15.30 apprezziamo il virtuoso pianista cubano David Virelles. Il suo pianismo avviluppa letteralmente la platea, mentre ci spiega che è solito suonare più brani, concatenandoli in maniera naturalmente armonica tra di loro.

Modernità, tradizione e contaminazione si fondono con il folklore delle radici africane della musica caraibica, mescolandosi sapientemente con elementi di Jazz contemporaneo per offrire al pubblico un repertorio originale.

Velocemente ci rechiamo al Teatro Morlacchi, dove alle 17 va in scena l’eclettico trombonista Gianluca Petrella con il suo innovativo progetto “Cosmic Reinassance”.

Effetti sonori elettronici e raffinati giochi di luce – che ricordano le atmosfere da concerto pop – caratterizzano questo sorprendente spettacolo.

Petrella è un vero genio e riesce sempre a stupire con la sua vincente creatività ed originalità. Insieme ai bravissimi Mirco Rubegni alla tromba, Riccardo Di Vinci al basso, Federico Scettri alla batteria ed al laptop e Simone Padovani alle percussioni, Petrella ci regala una emozionante traversata spaziale dalla destinazione ignota nel firmamento musicale, della quale si perdono i confini tra un genere e l’altro.

Petrella, in questa occasione, viene meritatamente insignito del Premio 2023 come Ambasciatore dell’Umbria nel Mondo.

Una piccola pausa ci prepara al doppio concerto serale, che si tiene all’Arena Santa Giuliana alle ore 21.

Stiamo per assistere al concerto che noi appassionati jazzofili attendevamo per celebrare in eleganza il 50 compleanno di Umbria Jazz: dapprima ci emozioniamo con il raffinato e peculiare tocco pianistico di Brad Mehldau che mostra il vincente inter-play con il contrabbassista Larry Grenadier e con il batterista Jeff Ballard.

In scaletta alternano brani originali ed alcuni standard del Jazz internazionale, deliziando l’attenta platea con la loro classe e la loro bravura.

Mehldau, in genere schivo e piuttosto timido sul palco, si lascia conquistare dall’atmosfera festosa, salutando e ringraziando più volte il pubblico sia in inglese, che in italiano ed introducendo un paio di brani.

Cambio palco a favore del collaudato Brandford Marsalis Quartet: Marsalis al sax tenore e soprano, Joey Calderazzo al pianoforte, Eric Levis al contrabbasso e Justin Faulkner alla batteria suonano stabilmente insieme dal 1986.  L’affiatamento sul palco è totale, la musica che suonano è figlia della loro condivisa esperienza ed inesauribile vena creativa: fantastici.

Questo doppio concerto ci emoziona, esalta, inebria: poter applaudire nella stessa occasione due fuoriclasse del Jazz internazionale di tale caratura costituisce un gradito e prezioso regalo per noi appassionati di questo genere musicale.

Tornando verso il centro storico, ci fermiamo nuovamente ad applaudire i Ranky Tanky che si stanno esibendo al limitrofo Restaurant Stage dell’Arena per una gradita performance after show.

Non paghi ancora di musica, ci rechiamo ai Giardini Carducci dove cantano i The New Orleans Mystics, eccezionale gruppo vocale dal repertorio che va dagli anni ‘40 ai giorni nostri.

I quattro frontman sono eccezionali: sfoggiano eleganti giacche di paillettes rosse ed abbigliamento elegante, ballano in maniera coinvolgente e tengono il palco magnificamente, coinvolgendo il pubblico con le loro quattro peculiari e versatili voci. Propongono in maniera originale e vincente tanti brani classici della musica motown, jazz, soul, disco, pop, e R&B.

I loro concerti sono sempre molto gettonati ed il pubblico che, affascinato dalla loro classe e bravura, non manca di tributare loro tanti entusiastici e meritati applausi.

Mercoledì 11 luglio ci avviamo verso il Minimetro insieme ai Funk Off, che si esibiscono nella stazione finale del percorso dello stesso.

Un festoso pubblico li attende e sottolinea con ovazioni il gradimento dei vari brani: Waking Up @ UJ, Shanghai Tox, Uh, Yeah!, Where’s The Salsa? e la nuovissima Still Positive.

Alla Sala Podiani alle 15.30 andiamo ad ascoltare i Cyclic Signs del batterista Enrico Morello con Francesco Lento alla tromba, Daniele Tittarelli al sax e Matteo Bortone al contrabbasso.

Un gruppo di fuoriclasse che offre a Morello la ghiotta opportunità di definire i contorni dei percorsi musicali da seguire, lasciando liberi i singoli musicisti di esprimere liberamente la propria creatività per un risultato davvero vincente.

Alle 17 corriamo al Teatro Morlacchi dove il pianista Chano Dominguez, il trombettista Flavio Boltro, il contrabbassista Martìn Leiton, il batterista Michael Olivera ed il sassofonista Stefano Di Battista come special guest omaggiano con il loro “Play Petrucciani” il talento e l’arte del grande pianista Michel Petrucciani, purtroppo scomparso prematuramente nel 1999.

Un excursus musicale entusiasmante, che sottolinea il naturale estro improvvisativo di Petrucciani e la sua proverbiale ed inesauribile energia: fantastico.

 

Giovedì 13, ci rechiamo alla Sala Podiani dove, sia alle 12 che alle 15.30, si esibisce in modalità piano solo Danilo Rea: acclamato dal pubblico di due sale gremite, propone le sue rivisitazioni in chiave jazz di alcuni brani del repertorio pop italiano ed internazionale.

Rea, che vanta anche molte collaborazioni in ambito pop, alterna vari tipi di esperienze musicali che spaziano dai tributi ai grandi cantautori italiani ai trii pianistici.

Rilegge, in questa occasione, in maniera vincente alcuni noti brani di Pino Daniele, dei Beatles, di Fabrizio De André e di Mina.

Ci rechiamo poi ai Giardini Carducci, dove ascoltiamo piacevolmente qualche brano dei Modalità Trio: non solo bravi, Nico Gori, Massimo Moriconi ed Ellade Bandini sono anche molto simpatici: intrattengono gradevolmente il pubblico facendo battute ad hoc, via via che la scaletta si dipana.

Alle 17 il Teatro Morlacchi ospita dei musicisti eccezionali, tre veri fuoriclasse: il contrabbassista John Patitucci, il pianista Danilo Pérez ed il batterista Adam Cruz. Un concerto splendido, elegante e di classe che ci “inchioda” letteralmente alle poltroncine del teatro, grazie alla complicità ed alla bravura del trio. Scroscianti applausi chiedono il bis, che viene eseguito con luci in sala accese: emozionante.

Passiamo in Piazza IV Novembre e veniamo subito attratti dalla musica che sta suonando la Philadelphia Jazz Orchestra, nella quale militano tanti giovani talenti americani.

Una breve pausa e letteralmente corriamo all’Arena Santa Giuliana dove si esibiscono, al Restaurant Stage, i bravissimi Accordi Disaccordi: con le avvolgenti e calde note del loro gipsy jazz, i chitarristi Alessandro Di Virgilio e Dario Berlucchi con Dario Scopesi al contrabbasso conquistano un pubblico che, estasiato, li applaude stando rilassatamente seduto sull’erba del circostante prato.

Ci spostiamo quindi all’Arena Santa Giuliana per apprezzare il talento di Ben Harper e dei suoi Innocent Criminals: suonano insieme dal 1993 ed il loro affiatamento si apprezza sia nei concerti dal vivo, che nei tanti album registrati insieme.

Un pubblico entusiasta segue con attenzione la performance di ‘rock’n’roll tenero’ di Harper, grande chitarrista e frontman.

Il finale è impreziosito da speciali effetti luce e vede raggrupparsi sotto al palco la maggior parte degli spettatori presenti in platea che, al culmine dell’esibizione, non manca di sottolineare con ovazioni verbali e fragorosi battimani il proprio coinvolto apprezzamento.

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UMBRIA JAZZ | Non solo Bob Dylan nel primo weekend del cinquantennale a Perugia https://www.soundcontest.com/umbria-jazz-bob-dylan-apre-il-week-end-del-cinquantennale-a-perugia/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=umbria-jazz-bob-dylan-apre-il-week-end-del-cinquantennale-a-perugia Sun, 16 Jul 2023 18:12:35 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=61374 foto di Riccardo Galeota Ha inizio il 6 luglio la cinquantesima edizione del festival Jazz  più longevo ed importante d’Italia, Umbria Jazz; e si parte “con il botto”, perché a fare gli onori di casa c’è lo straordinario Bob Dylan che, all’Arena Santa Giuliana, regala al pubblico una emozionante ed unica serata. Il suo è […]

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foto di Riccardo Galeota

Ha inizio il 6 luglio la cinquantesima edizione del festival Jazz  più longevo ed importante d’Italia, Umbria Jazz; e si parte “con il botto”, perché a fare gli onori di casa c’è lo straordinario Bob Dylan che, all’Arena Santa Giuliana, regala al pubblico una emozionante ed unica serata.
Il suo è un concerto phone-free: per accedervi, infatti, gli spettatori hanno dovuto fare a meno della tecnologia degli smartphone, non ci sono fotografi e neanche le telecamere per trasmettere la diretta dello spettacolo sui maxi schermi.
Avvolgenti luci rosse, alternate a brevi momenti di buio, hanno contornato l’impeccabile e coinvolgente performance di un vero Mito di tutti i tempi.
Voce roca e profonda, Dylan siede al piano ed esegue diversi brani di seguito, senza dire nulla…una performance essenziale, in cui alterna ritmati blues ed intense e intimistiche ballad, che mettono via via in evidenza alcuni singoli strumenti: violino, campanelli, chitarra, armonica.
Complici silenzi ed emozionanti ovazioni della attenta platea tributano un meritatissimo omaggio ai brani tratti dal doppio album “Rough and Rowdy Days”.
Si susseguono, interpretati in maniera originale ed inedita: Watching the River Flow, Most Likely You Go Your Way and I’ll Go Mine, I Contain Multitudes,
False Prophet, When I Paint My Masterpiece, Black Rider, My Own Version of You, I’ll Be Your Baby Tonight, Crossing the Rubicon, To Be Alone With You, Key West (Philosopher Pirate), Gotta Serve Somebody, I’ve Made Up My Mind to Give Myself to You, Not Fade Away, Mother of Muses, Goodbye Jimmy Reed ed Every Grain of Sand.

In tre momenti, Dylan si ferma e ringrazia il pubblico, in italiano ed in inglese, per aver scelto di condividere con lui questa esperienza intimistica e particolare: si accomiata in musica, dopo 2 ore circa di continua ed adrenalinica attenzione, regalata al pubblico anche grazie all’assenza delle distrazioni connesse alla fruizione della tecnologia moderna.

Il weekend prosegue sabato 7 luglio con la marciante mattutina dei briosi Funk Off, che propongono al folto ed entusiasta pubblico presente un repertorio di brani tratti dai vari dischi della loro venticinquennale carriera: Shangai Tox, The Funking Been, Waking Up @ UJ e la sempre adrenalinica Uh, Yeah!, tanto per citarne alcuni.

Si cambia musica recandoci ai Giardini Carducci dove, ad ora di pranzo, applaudiamo il pianista americano Mitch Woods che, in modalità piano e voce, alterna classici del blues, del rock & roll, del Jive e del Boogie. Ottimo intrattenitore dalla voce calda, è stato spesso presente ad Umbria Jazz; riesce ad inchiodare in platea gli spettatori, nonostante la temperatura elevata della contr’ora.

Ci tratteniamo ai Giardini per ascoltare i Modalità Trio, alias Massimo Moriconi al contrabbasso, Nico Gori al clarinetto ed Ellade Bandini alla batteria. Un trio di eccelsi musicisti italiani, che, con classe e simpatia, spaziano dal groove allo swing, non mancando di dedicare un brano ai presenti, specialmente agli “eroi” appoggiati alla rovente transenna in metallo della prima fila!

Alle 15.30 la splendida Sala Podiani della Galleria Nazionale dell’ Umbria, allestita per l’occasione con i manifesti delle 50 edizioni del Festival, ci accoglie per assistere al concerto di Dado Moroni…un piano solo intimistico ed elegante che ci accarezza l’animo nel profondo…il suo repertorio propone pezzi di artisti come Monk ed alcune sue composizioni originali, delle quali non manca di raccontare simpatici aneddoti: Quiet Yesterday, scritta in un giorno di pioggia, è una ballad meravigliosa e soave lasciata dapprima senza titolo, perché l’ispirazione su come chiamarla, gli è arrivata soltanto il…giorno successivo!
Ed omaggia il blues, che è la musica con cui è cresciuto, con Black Forrest Blues, ispirata all’ omonima foresta dagli alberi verde scuro in Germania.
Conclude con First Time, da lui dedicata al figlio: ci racconta di averla composta dopo una sveglia alle 4.20 di notte per cambiargli il pannolino e la suona, simpaticamente, al pianoforte a coda con il coperchio chiuso!

Facciamo giusto in tempo a giungere al teatro Morlacchi dove il trombonista e cantante Mauro Ottolini propone un repertorio delle canzoni italiane dagli anni ’30 agli anni ’60, rivisitate in chiave jazz dalla sua coloratissima orchestra Ottovolante. Briosi e coinvolgenti, aprono con Mi va di cantare, interpretata da Louis Armstrong a Sanremo ’68.

Non mancano Buonasera Signorina di Buscaglione, La nebbia di Caterinetta ed il Maestro Barzizza e Grazie dei fiori della Pizzi, cantate da Vanessa Tagliabue Yorke.
Ed ancora: Musetto (La più bella sei tu) di Modugno, Ma dove vai, bellezza in bicicletta?, la notissima Grazie dei fiori, l’evergreen My love in Portofino e l’ammiccante Mambo Italiano.
Ci viene, inoltre, mostrato l’animo meno noto di Luigi Tenco, che era innanzitutto un sassofonista jazz, molto ironico e provocatore:  eseguono Quando, uno dei suoi primi successi.
Si prosegue con un omaggio a Gorni Kramer con la divertentissima Pippo non lo sa ed un altro a Carosone, con uno dei suoi brani più noti al mondo, Tu vuo’ fa’ l’Americano.
Si chiude con brio: 24mila baci di Celentano…bravi!

Non manchiamo di fare nuovamente un salto ai Giardini Carducci, dove un folto e divertito pubblico, composto anche da alcune coppie di ballerini di lindy hop, sta ballando sulle leggiadre note degli Sugarpie & The Candymen, un colorato e simpatico quintetto che propone brani pop e rock rivisitati in chiave swing, rock and roll e jazz manouche.

Un po’ di pausa e ci ritroviamo all’Arena Santa Giuliana per un doppio concerto: si inizia con uno strepitoso piano solo di Stefano Bollani. Scatenatissimo e simpatico, ci regala un repertorio variegato, che spazia dai classici del jazz alla musica carioca, a lui tanto gradita.
Bollani parla amabilmente con il pubblico, snocciola aneddoti e ci racconta la scaletta del concerto.

Non manca di duettare con la moglie Valentina Cenni: insieme eseguono Nun è peccato di Peppino di Capri.
Bollani ci fa poi ‘conoscere’ Oliver Ending, che è colui che scrive i finali più brevi dei brani musicali, mantenendo il discorso originale del compositore; e lo fa attraverso le sue versioni in pillole di Night in Tunisia di Dizzie Gillespie, In a sentimental mood di Duke Ellington ed Alla turca di Mozart.
Dedica al patron del festival Carlo Pagnotta, che ad agosto compie 90 anni, una sopraffina versione di All the things you are.
Esegue molti brani di sua composizione: Vale a Cuba, All’ inizio – tratto dal cd “Blooming”, dedicato alla fioritura – che è una melodia adatta al cortometraggio dedicato ad una bambina e realizzato dalla moglie.
Con Rainy Day Women omaggia Bob Dylan, cantandola simpaticamente, “facendogli un po’ il verso”.
Esegue poi La passerella, colonna sonora del film “8 ½” di Nino Rota e il tema principale del film “Il Pataffio” – colonna sonora da lui composta, che dura 3 ore, ossia più del film – e che ha vinto il David di Donatello.
Prosegue con brani di generi musicali diversissimi come Luglio agosto settembre nero degli Area e la Quinta sinfonia di Beethoven.
Racconta poi di aver acquistato, con i suoi primissimi risparmi, il disco “Papaveri e Papere” di Nilla Pizzi perché  sua mamma, che è transtonale, gliela cantava ogni sera in modo differente e lui era diventato curioso di sapere come effettivamente fosse la canzone originale. Si rese quindi conto di preferire di gran lunga la versione di sua madre, soprattutto perché era diversa ogni sera, appassionandosi così alla musica jazz, che si basa, appunto,  sull’improvvisazione.
Chiude il concerto con una trascinante Tico tico e tanti meritatissimi applausi.
Ricompare in scena con carta e penna, per eseguire un bis, a mó di medley, di brani a richiesta.
Zappa, Luttazzi, la Pantera rosa, Goldrake, I Flinstones, Crudelia de Mon, La gazza ladra, Roma non fa la stupida stasera e King Crimston sono state le prescelte: che risate!

Cambio palco per accogliere Kyle Eastwood, eccellente bassista e contrabbassista, nonché figlio del celebre attore americano Clint e la Umbria Jazz Orchestra e l’Orchestra da Camera di Perugia.
Il progetto che presentano è Eastwood Symphonic, un viaggio tra le colonne sonore dei film di cui il padre è stato attore o regista.
Si susseguono quindi riusciti ed applauditi omaggi a film come Mystic River, Million Dollar Baby, Gran Torino, Letters from Iwo Gima e Invictus.

La prima domenica festivaliera si apre con un pranzo alla Bottega del Vino, dove applaudiamo il collaudato e piacevolissimo trio di jazz manouche Accordi Disaccordi: Alessandro Di Virgilio, chitarra solista, Dario Berlucchi, chitarra ritmica e Dario Scopesi al contrabbasso.
Propongono, tra gli altri, alcuni brani originali del loro repertorio: Rubik – colonna sonora del film “Il Concerto Ritrovato” di Fabrizio De Andrè, Rue  De Midi – scritta nella piazza principale di Bruxelles -, Rosarubra e l’inedito Vicino Di Casa.

Alle 15.30 ci rechiamo alla Sala Podiani per ascoltare l’intimistico ed affiatato duo composto da Pietro Tonolo al sassofono e Giancarlo Bianchetti alla chitarra. Un delizioso concerto “in punta dei piedi” che mostra chiaramente la profonda intesa e conoscenza reciproca costruita, nel tempo, tra i due musicisti.

Alle 17 ci spostiamo al Teatro Morlacchi per apprezzare il nuovo progetto dedicato a Lawrence Ferlinghetti da Paolo Fresu. Con Dino Rubino al pianoforte, Marco Bardoscia al contrabbasso e Daniele Di Bonaventura al bandoneon, si delinea, sin dalle prime note, un vincente feeling  che mette in musica la poesia di una generazione di eccentrici visionari, al di fuori dalle regole.
Luci ed effetti spettacolari ci accompagnano in questo nostalgico percorso musicale, che sottolinea la perdita di un approccio visionario e poetico alla vita: attuali note ed immagini di allora si snodano tra i brani proposti: La Scena dei Macchinari, Tyrannus Mix di Fresu, Epominus Ephitaphicum di Bardoscia,  Un Vestido, Un Amor di Caetano Veloso e Highland Of The Mind.

Uno stacco per il riposo e la cena e ci rechiamo, verso circa mezzanotte, ad ascoltare la resident band di UJ 23 alla Taverna 36 Jazz Club. Seduti al tavolino in un ambiente accogliente, apprezziamo il programma proposto in Dear Dexter, omaggio al sassofonista tenore Dexter Gordon, icona del bebop.
Gli straordinari Daniele Scannapieco e Piero Odorici al sax tenore, Paolo Birro al pianoforte, Aldo Zunino al contrabbasso e Xavier Hellmeier alla batteria ci deliziano con le loro accattivanti note. E tiriamo fino ad ora davvero tarda, fermandoci anche ad ascoltare la successiva jam session con i giovani allievi delle clinics della Berklee School of Music che si stanno tenendo a Perugia durante il festival.

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STEFANO BATTAGLIA STANDARDS QUARTET | The Best Things In Life Are Free https://www.soundcontest.com/stefano-battaglia-standards-quartet-the-best-things-in-life-are-free/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=stefano-battaglia-standards-quartet-the-best-things-in-life-are-free Wed, 02 Nov 2022 10:00:42 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=58364  Il lavoro “The Best Things In Life Are Free” dello Stefano Battaglia Standards Quartet, uscito per l’etichetta Emme Record Label nell’ottobre 2021, si compone di dieci brani: cinque di Ornette Coleman, due di Paul Motian e due brani originali, rispettivamente del sassofonista alto Daniele Germani e dello stesso contrabbassista Stefano Battaglia. Completano l’ensemble il […]

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STEFANO BATTAGLIA STANDARDS QUARTET
The Best Things In Life Are Free
Emme Record Label
2021

Il lavoro “The Best Things In Life Are Free” dello Stefano Battaglia Standards Quartet, uscito per l’etichetta Emme Record Label nell’ottobre 2021, si compone di dieci brani: cinque di Ornette Coleman, due di Paul Motian e due brani originali, rispettivamente del sassofonista alto Daniele Germani e dello stesso contrabbassista Stefano Battaglia.

Completano l’ensemble il sassofonista tenore Marcello Alulli ed il batterista Marco Valeri.

L’incalzante sperimentalismo a tre voci di What Reason Could I Give lascia presto il posto alla sopraffina Broadway Blues, dai toni decisamente più legati alla tradizione degli standards, che avvincono mentre vengono intervallati da vincenti momenti d’improvvisazione free jazz.

In Dance, storico brano di Paul Motian, torna a galla la sperimentazione, mentre gli strumenti quasi ‘si inseguono’ in una trama musicale minimalista, articolata ed interessante, cadenzata, in particolare, dalla batteria e dai piatti di Valeri.

Kathelin Gray è pacata, rilassata, accogliente… le spazzole di Valeri sfiorano appena i tom ed i piatti, mente i due sax imbastiscono un impeccabile, quanto accattivante, dialogo a tutte note.

È il ritmo deciso a caratterizzare Round Trip, mentre il sax avviluppa l’attenzione di chi ascolta, intervallato da un vincente incedere del contrabbasso.

Hymn, pezzo originale di Battaglia, è delineato da un intrecciarsi sonoro, dal quale emerge talvolta il sax, talvolta la batteria che, con sapienti tocchi sui tamburi e sul charleston, rivela una cadenza ritmica assai ben delineata.

Lo segue Medoro, di Germani, permeato dalle note delicate e dagli interessanti ed emozionanti excursus sassofonistici.

Leggiadra e veloce si irradia When Will The Blues Leave?, arricchita dal free jazz ispirato dalle personali e comuni esperienze dei musicisti e dal loro mood del momento.

L’altro brano di Motian, Circle Dance, si rivela subito incalzante, a tratti urgente e trasmette la sua energia ansiosa a chi ascolta senza filtri o sordine.

Si chiude con l’immediata e veloce The Best Things In Life Are Free, che sottolinea come, a volte, le cose migliori possano effettivamente arrivare quanto meno le si aspetti.

Il lavoro intero rappresenta, in sintesi, il naturale risultato di una condivisione musicale e non, intensamente vissuta dai quattro musicisti durante il periodo del lockdown pandemico: incontri spontanei, spinti dal comune piacere dello stare insieme e di suonare, condividendo momenti ed approfondendo la conoscenza reciproca, oltre a quella di se stessi.

Fare una musica che nasceva non dall’esigenza di prepararsi per una tournée live, ma dal desiderio di farla fluire liberamente, senza alcun binario o preconcetto, per vedere dove essa, alla fine, li portasse.

Musicisti:

Marcello Alulli, sax tenore
Daniele Germani, sax alto
Stefano Battaglia, contrabbasso
Marco Valeri, batteria 

Tracklist:

01. What Reason Could I Give
02. Broadway Blues
03. Dance
04. Kathelin Gray
05. Round Trip
06. Hymn
07. Medoro
08. When Will The Blues Leave?
09. Circle Dance
10. The Best Things In Life Are Free

Link:

Emme Record Label

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UMBRIA JAZZ WEEKEND | Un lungo weekend di musica e divertimento https://www.soundcontest.com/umbria-jazz-weekend-un-lungo-weekend-di-musica-e-divertimento/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=umbria-jazz-weekend-un-lungo-weekend-di-musica-e-divertimento Thu, 29 Sep 2022 14:03:01 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=57653 Dal 15 al 18 settembre è andata in scena a Terni la seconda edizione di Umbria Jazz Weekend, lo spaccato di fine estate del festival Umbro. Grande successo di pubblico, con duemila spettatori paganti, per le tre serate tenutesi nell’Anfiteatro Romano, due delle quali, con biglietti sold out. Giovedì 15, il soul del londinese JP […]

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Dal 15 al 18 settembre è andata in scena a Terni la seconda edizione di Umbria Jazz Weekend, lo spaccato di fine estate del festival Umbro.

Grande successo di pubblico, con duemila spettatori paganti, per le tre serate tenutesi nell’Anfiteatro Romano, due delle quali, con biglietti sold out.

Giovedì 15, il soul del londinese JP Bimeni & The Black Belts ha letteralmente catturato la platea, alternando momenti più intimistici ad altri più esplosivi, in chiave afro funk, meritando a pieno titolo la definizione di “rivelazione” di questa edizione del festival.

Venerdì 16, il Romantic Tour di Mario Biondi ha regalato momenti emozionanti al pubblico ternano, in un’alternanza di brani tratti dal suo ultimo ed omonimo album, dedicato all’amore in tutte le sue forme:  Rio De Janeiro Blue, Love Is A Temple, What Have You Done To Me e l’omaggio a Lucio Battisti con Prendila Così. Non sono, chiaramente, mancate le sue più famose ed acclamate hits come Be Lonely e This Is What You Are.

Sabato 17, chiusura in bellezza con Una Serata Tra Amici, chiacchierata musicale tra Christian De Sica e l’intrattenitore e presentatore Pino Strabioli; accompagnati da una band di impronta swing jazz composta dai musicisti Riccardo Biseo, Mario Caporilli, Cristiano Micalizzi, Endo De Rosa, Marco Siniscalco e Ferruccio Corsi, hanno proposto un variegato e gradevolissimo excursus musicale da Sinatra a Luttazzi, passando per Porter e Gershwin. E mentre intonava My Way, All The Way, Se Non Avessi Più Te e Parlami D’Amore Mariú, De Sica dialogava con il pubblico e lo coinvolgeva nei suoi ricordi, aneddoti e racconti: ha narrato di un padre fantastico, che gli ha regalato un vero e proprio sogno, facendogli tra l’altro incontrare, sin dalla più tenera età, personaggi incredibili come Charlie Chaplin, Roberto Rossellini, Montgomery Clift e Wanda Osiris.

Eccezionale successo anche per i club ternani che hanno ospitato i concerti della manifestazione; le proposte musicali e culinarie sono state premiate da una grande fetta di pubblico, che li ha scelti per sorseggiare un drink e per consumare un pranzo o una cena a suon di musica.

Variegata è stata la proposta musicale: gettonatissimo al Rendez Vous il Jim Rotondi & Piero Odorici Quintet, con una applaudita performance che ci ha portati dall’Italia all’America; applauditissimo all’Ecurie l’intimistico trio Trummer, Bulgarelli ed Angelucci, che ha affascinato la platea con la sua raffinata eleganza; entusiasmo al Mishima per l’emozionante performance del Rosario Giuliani Quartet, che ha alternato standard della tradizione jazzistica a brani originali.

Al FAT Art Club abbiamo potuto apprezzare l’estro e la creatività di Mauro Ottolini in due formazioni completamente differenti: dal lounge dei Licahones Quartet con Francesco Bearzatti – che ha regalato un vincente approccio musicale risultante dal dialogo tra swing, funk e musica latina con le canzoni di autori vari – alla musica popolare a 360 gradi del progetto Nada Más Fuerte, che spazia nella tradizione proponendo un canto svedese piuttosto che brano un più sanguigno di ispirazione mediterranea.

Si è suonato jazz classico al Caffè Del Corso, dove abbiamo applaudito il Gianni Cazzola Quartet, con lo special guest Sandro Gibellini.

Nell’arena all’aperto del Baravai si sono susseguite le proposte più innovative: il soul e la black voice di Angela Mosley & The Blue Elements; l’elettrosamba esplosiva dei Ponzio Pilates, coinvolgente e divertente; l’hard bop ed il free jazz dei Five Angry Men, vincitori del Conad Jazz Contest 2022 e la creatività e l’originalità di Antonio Raia & Renato Fiorito.

Grande afflusso di pubblico si è registrato anche per gli eventi che si sono svolti nelle piazze e nelle vie della città: sempre affollato è stato l’angolo di Via Cavour che ha ospitato le preziose performance degli Accordi Disaccordi, che hanno infiammato l’animo dei presenti con il loro originalissimo e carnale gipsy jazz. 

Eccezionale affluenza e consenso anche per i concerti on stage di Piazza Tacito, dove si sono alternati lo swing ed il rock’n’roll dei simpatici ed allegri Good Fellas ed il funk Made in Vicchio degli esplosivi e coinvolgentissimi Funk Off.

Le due colorate marcianti dei Funk Off si sono svolte nella splendida ed unica cornice naturale delle Cascate delle Marmore ed hanno gioiosamente caratterizzato le mattinate del weekend musicale ternano.

Di grande impatto, pur se appena all’esordio nella città di Terni, è stato il progetto UJ 4 Kids, che, nella mattinata di sabato 17 ha proposto in Piazza Tacito musica e spettacoli adatti ai bambini. UJ ha colto questa occasione anche per donare un impianto audio all’Istituto scolastico G. Mazzini.

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RICCARDO COCCIANTE | Serata speciale alla Reggia di Carditello https://www.soundcontest.com/riccardo-cocciante-serata-speciale-alla-reggia-di-carditello/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=riccardo-cocciante-serata-speciale-alla-reggia-di-carditello Sat, 03 Sep 2022 09:05:48 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=57214 Venerdì sera, 2 settembre, un piacevole freschetto ci accoglie alla Reggia, capolavoro artistico poco noto ai più e al momento non visitabile per lavori in corso nei suoi spazi interni. Alcune sfere luminose e colorate ci indicano il percorso, tra verdi prati inumiditi dalla rugiada che percorriamo verso la platea di sedie colorate poste di […]

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Venerdì sera, 2 settembre, un piacevole freschetto ci accoglie alla Reggia, capolavoro artistico poco noto ai più e al momento non visitabile per lavori in corso nei suoi spazi interni.

Alcune sfere luminose e colorate ci indicano il percorso, tra verdi prati inumiditi dalla rugiada che percorriamo verso la platea di sedie colorate poste di fronte al palco.

Come ultimo evento del Carditello Festival 2022, stasera applaudiremo Riccardo Cocciante che, dopo il suo addio alle scene del 2010, ha scelto pochi intimi luoghi d’arte, su e giù per l’Italia, per i suoi concerti estivi quasi “a sorpresa”.

Accompagnato dai 32 elementi dell’ Orchestra Sinfonica Saverio Mercadante diretta dal Maestro Leonardo De Amicis e da Roberto Gallinelli al basso, Alfredo Golino alla batteria, Ruggero Brunetti ed Elvezio Fortunato alle chitarre e Luciano Zanoni alle tastiere ed agli effetti elettronici, Riccardo Cocciante appare in gran forma sul palco, indossando un completo bianco con spolverino blu.

Il live inizia con La Grande Avventura ed Un Buco Nel Cuore.

Cocciante ci propone un excursus musicale vasto e ricco, che pesca qui e lì nel suo vastissimo repertorio, alternando a brani più noti come Il Mare Dei Papaveri ed Era Giá Tutto Previsto, altri ‘ignoti ai più’ come la energica Uniti No Divisi No, la profonda L’Odore Del Pane e la dolcissima Notturno.

Cocciante ci racconta, tra un brano e l’altro, aneddoti e sensazioni  della sua esperienza musicale, dicendo che è sempre difficile scegliere quali siano i brani da includere nella scaletta di un concerto: stavolta, per esempio, ha scelto Due, splendida dichiarazione d’amore in musica e parole, che paragona, in modo poeticamente affascinante, il rapporto di coppia ad alcuni elementi della natura.

Non mancano il brio di Io Canto, proposta in una rilettura musicale inedita molto particolare e la elegante A Mano A Mano, brani prestati rispettivamente a Laura Pausini ed a Rino Gaetano per le loro personali riletture ed interpretazioni: Cocciante ne sottolinea l’orgoglio, perché ritiene che i brani, una volta composti, debbano vivere di vita propria e che la scelta di un collega di interpretarli sia una forma di tributo massimo di stima ed apprezzamento nei confronti di chi li ha composti.

Grandi ovazioni e canti all’unisono accompagnano i classici cocciantiani: Celeste Nostalgia, Sincerità, Quando Finisce Un Amore, Tu Sei Il Mio Amico Carissimo, Cervo a Primavera, Un Nuovo Amico, Poesia, Primavera  e Bella Senz’Anima.

Immancabili i suoi due brani più noti: la canzone vincitrice di Sanremo 91, Se Stiamo Insieme – da pelle d’oca eseguita dal vivo con l’Orchestra – e Margherita, durante la quale Cocciante ci invita a cantarne un pezzo con lui.

Una menzione speciale, con relativo ringraziamento al pubblico per l’entusiasmo e l’affetto con cui il lavoro è stato accolto e seguito nel tempo, va a Notre Dame De Paris, la creatura di Cocciante che quest’anno festeggia il suo ventennale. Cocciante ci regala qui un momento molto emozionante ed inedito, eseguendo in prima persona ben 8 assaggi di alcuni dei brani che riassumono la trama della sua ormai notissima opera popolare: Il Tempo Delle Cattedrali, I Clandestini, Mi Distruggerai, Vivere Per Amare, Luna, Dio Ma Quanto E’ Ingiusto Il Mondo, Bella e Balla Mia Esmeralda.

Il Bis ci vede correre ai lati del palco per godere degli ultimi attimi del concerto più da vicino: un coro unanime accompagna Questione Di Feeling ed In Bicicletta, mentre ovazioni e scroscianti applausi ringraziano Riccardo Cocciante per questa bella serata di arte, musica e poesia.

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