Recensioni Archivi - Sound Contest https://www.soundcontest.com/category/recensioni/ Musica e altri linguaggi Mon, 18 Mar 2024 10:21:32 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.1.1 DARIO SAVINO DORONZO | Reimagining Aria https://www.soundcontest.com/dario-savino-doronzo-reimagining-aria/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=dario-savino-doronzo-reimagining-aria Mon, 18 Mar 2024 10:05:23 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=64398 Eccezionalmente, le riflessioni di oggi non riguardano, come al solito, un solo disco ma due, pur non trattandosi di un vero e proprio album doppio. I due dischi, pur essendo due lavori distinti, separati da un certo lasso di tempo e collaborati da ospiti diversi, sono infatti concettualmente strettamente correlati tra loro.   Il duo […]

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DARIO SAVINO DORONZO
Reimagining Aria
Digressione Music
2023

Eccezionalmente, le riflessioni di oggi non riguardano, come al solito, un solo disco ma due, pur non trattandosi di un vero e proprio album doppio. I due dischi, pur essendo due lavori distinti, separati da un certo lasso di tempo e collaborati da ospiti diversi, sono infatti concettualmente strettamente correlati tra loro.

 

Il duo formato da Dario Doronzo al flicorno soprano e Pietro Gallo al pianoforte ha proposto recentissimamente Reimagining Aria, una raccolta di composizioni musicali, frutto del lavoro di ricerca del compositore Daniele Sardone, caratterizzata da una spiccata contaminazione tra musica classica e jazz contemporaneo.

La commistione tra musica “classica” e “jazz” non è una pratica nuova; nel passato recente ci sono stati numerosi esempi nei quali musicisti e compositori, molto blasonati e di altissimo spessore, con radici in ambedue i generi musicali, hanno ricercato, riconosciuto e messo in pratica le attinenze e i possibili paralleli tra la musica classica ed i costrutti del jazz, in particolare di quello cosiddetto “colto”.

In questo Reimagining Aria, appoggiato dal poliedrico talento del duo Doronzo & Gallo – ambedue caratterizzati da studi classici giovanili, attualmente docenti di conservatorio ciascuno del proprio strumento e fortemente immersi nel linguaggio del jazz – Sardone fa ampiamente e dichiaratamente riferimento alle arie di elegantissimi compositori di epoca barocca selezionandone diversi tra i meno conosciuti ai più ma sicuramente in grado di far drizzare le antenne agli estimatori della musica classica che, al tempo stesso, amano anche il jazz.

Troviamo infatti, accanto ai brani rivisitati di Alessandro Scarlatti e Benedetto Marcello, quelli ispirati dalle composizioni di Antonio Cesti, di Antonio Caldara, di Giulio Caccini, di Francesco Cavalli e di Nicola Porpora.

L’intento compositivo e il risultato delle esecuzioni del duo risultano sempre, nel loro complesso, sobri e rispettosi della materia prima, senza alcuna concessione a personalismi o a protagonismi.

Nei brani Sebben Crudele, da Antonio Caldara,  O Cessate Di Piagarmi, da Alessandro Scarlatti, e Dall’Amor Più Sventurato, da Nicola Porpora, – a proposito di contaminazione tra epoche e approcci stilistici diversi – troviamo la partecipazione del clarinettista Gabriele Mirabassi, musicista già ampiamente noto e riconosciuto sia in ambito nazionale che internazionale per la sua classe e la sua disinvoltura sia col classico che col jazz e per le sue ecletticità, raffinatezze e virtuosismi esecutivi, che non necessita di ulteriori presentazioni.

 

Subito dopo aver ascoltato e ragionato delle implicazioni che hanno originato questo progetto, non si può non fare un breve passo all’indietro per fermarsi a parlare anche di Reimagining Opera, album frutto della prima ispirazione di Dario Doronzo e Pietro Gallo nell’affrontare questo tipo di operazione e di ricerca  che ha anticipato l’odierno Reimagining Aria.

Nato qualche anno prima, nel 2019, Reimagining Opera ha attraversato la parentesi penalizzante della pandemia che non gli ha permesso, probabilmente, di ricevere tutte le opportunità, la diffusione e l’attenzione che avrebbe meritato. Ma fortunatamente la musica, specie quella di qualità, non è scalfita dal tempo che passa, anzi, come il vino buono, ne riceve maggiore apprezzamento.

In Reimagining Opera erano stati implementati i medesimi intenti di contaminazione stilistica ma la celebrazione aveva riguardato principalmente autori operanti tra il ‘700 e l’800, da Giuseppe Verdi, con l’Overture dall’Otello, a Giovanni Paisiello col suo Nel Cor Più Non Mi Sento, dall’opera La Molinara, passando per Alessandro Parisotti, Giacomo Puccini, Pietro Mascagni, Tommaso Giordani, con una puntata all’indietro a Claudio Monteverdi.

Ospite di questo album era stato il notissimo musicista e compositore francese Michel Godard, fine interprete di tuba ma soprattutto di serpentone, antico e raro strumento, quest’ultimo, di cui lui è uno dei rarissimi solisti al mondo – qualcuno dice l’unico – anch’egli eclettico interprete con innumerevoli esperienze internazionali sia in ambito classico che jazz. Ne è prova esplicita il brano Fruccia d’ali, la bonus track a firma dello stesso Godard.

 

Ambedue le registrazioni, realizzate con grande cura e attenzione sia per la qualità acustica degli ambienti che per l’altissima classe degli strumenti impiegati, sono disponibili sia in formato CD – con copertine e libretti interni molto eleganti, curati ed esaurienti – sia in formato digitale sulle principali piattaforme web.

In particolare, Reimagining Opera, per la gioia di amatori e collezionisti, è disponibile anche in formato vinile.

Genere:

Third stream

 

Reimagining Aria

Musicisti:

Dario Savino Doronzo, Flugelhorn
Pietro Gallo, Piano
Special Guest:
Gabriele Mirabassi, Clarinet

Tracklist:

01. Intorno all’idol mio
02. Sebben, crudele
03. Chi vuole innamorarsi
04. O cessate di piagarmi
05. Quella fiamma che m’accende
06. Tu c’hai le penne, amore
07. Delizie contente che l’alma beate
08. Dall’amor più sventurato

 

Reimagining Opera

Musicisti:

Dario Savino Doronzo, Flugelhorn
Pietro Gallo, Piano
Special Guest
Michel Godard, Serpent

Tracklist:

01. Giuseppe Verdi – Ouverture (Otello)
02. Claudio Monteversi – Sì dolce è ‘l tormento (Ft. Michel Godard)
03. Alessandro Parisotti – Se tu m’ami
04. Giacomo Puccini – Nessun dorma (Turandot)
05. Pietro Marcagni – Intermezzo (Cavalleria rusticana)
06. Tommaso Giordani – Caro mio ben (Ft. Michel Godard)
07. Nel cor più non mi sento (La molinara)
Bonus Track:
08. Michel Godard – Fruccia d’ali (inspired by “Pur ti miro”)

Links:

Dario Doronzo
Digressione Music

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BLEWITT | Exploring New Boundaries https://www.soundcontest.com/blewitt-exploring-new-boundaries/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=blewitt-exploring-new-boundaries Sat, 02 Mar 2024 11:35:27 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=64209 Un album energico, dinamico, pieno di spunti compositivi e di ricche contaminazioni stilistiche. E’ così che si potrebbe intatti riassumere l’ascolto di questo Exploring New Boundaries del gruppo Blewitt: ricco e generoso, con i suoi ben 79 minuti di musica che riesce a riservare ininterrottamente sorprese (lasciando quasi intendere che potrebbe esserci dell’altro ancora da […]

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BLEWITT
Exploring New Boundaries
Neuklang - ADA Music (Warner Music Group) – Bauer Studios Verlag
2023

Un album energico, dinamico, pieno di spunti compositivi e di ricche contaminazioni stilistiche.

E’ così che si potrebbe intatti riassumere l’ascolto di questo Exploring New Boundaries del gruppo Blewitt: ricco e generoso, con i suoi ben 79 minuti di musica che riesce a riservare ininterrottamente sorprese (lasciando quasi intendere che potrebbe esserci dell’altro ancora da aggiungere…).

Il gruppo Blewitt è formato da tre giovani musicisti – il pianista Stefano Proietti, il bassista Oscar Cherici e il batterista Gian Marco De Nisi – autori di quasi tutti i brani presentati nell’album in alcuni casi singolarmente e in altri con preziosa sinergia a “sei mani”.

Due brani sono stati infatti riservati ad omaggiare due giganti della storia del jazz, Whyne Shorter, con la sua Footprints, e McCoy Tyner, con la sua Passion Dance.

Inner Struggle, l’incipit dell’album, mette subito in chiaro i richiami alla musica classica, rivenienti dagli studi “seri” che hanno caratterizzato la formazione dei tre componenti la band, riferimenti che si rincontreranno poi molte altre volte nel dipanarsi delle varie composizioni ma che però, nel giro di poche battute, il brano stesso contraddice per articolarsi ed evolversi in mille altri generi e sfumature musicali.

La sorprendente capacità di contaminare tra essi, come recita il titolo dell’album ”Exploring New Boundaries“, generi sensibilmente diversi tra loro si svolge però molto fluidamente; il trio trasporta da un’atmosfera all’altra l’ascoltatore senza che quasi se ne accorga; ottimi esempi di questa caratteristica sono la citazione alla musica barocca di Bach To The Future, oppure il richiamo ai costrutti musicali arabeggianti di Pace Nel Mediterraneo, brano che fatalmente risulta di grande attualità.

Complice della complessa operazione di coinvolgimento dell’ascoltatore l’abbondante ricorso a passaggi complessi, che sfiorano la sfera del virtuosismo, con frequente ricorso alle dissonanze e ai tempi dispari.

Nonostante la giovane età Stefano Proietti, Oscar Cherici e Gian Marco De Nisi hanno già collezionato un buon numero di esperienze, sia a livello personale – i tre hanno iniziato molto precocemente a suonare ed a comporre – che nella formazione attuale, accanto a  grandi nomi del panorama musicale nazionale ed internazionale in diverse iniziative di prestigio.

A giudicare complessivamente dall’estrosa varietà compositiva, dall’esplosione di grinta e fantasia, dalla prorompente voglia di fare, di suonare e di comunicare che li contraddistingue, ci aspettiamo di sentire parlare ancora dei Blewitt molto presto.

 

Genere:
Contemporay / Classic / Symphonic / Avant-garde Jazz

Musicisti:

Stefano Proietti, Piano
Oscar Cherici, Electric Bass
Gian Marco De Nisi, Drums

All tracks arranged and produced by Blewitt

Tracklist:

01. Inner Struggle – (S. Proietti)
02. Verso l’Atman – (O. Chierici)
03. Tormenta – (S. Proietti)
04. Embrace Your Destiny – (O. Chierici)
05. Red Sun – (S. Proietti , O. Chierici, G. M. De Nisi)
06. Bach To The Future – (S. Proietti)
07. Pace Nel Mediterraneo – (O. Chierici)
08. Arcturus – (S. Proietti , O. Chierici, G. M. De Nisi)
09. Una Volta Ancora – (S. Proietti)
10. Footprints – (W. Shorter)
11. Il Fuoco di Lauridsen – (S. Proietti , O. Chierici, G. M. De Nisi)
12. Passion Dance – (M. Tyner)

Links:

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ROBERTO MAGRIS | Love is passing thru https://www.soundcontest.com/roberto-magris-love-is-passing-thru/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=roberto-magris-love-is-passing-thru Tue, 27 Feb 2024 22:08:43 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=64113 Esce il giorno 1 marzo il nuovo album del pianista triestino, ancora una volta pubblicato dall’etichetta di Kansas City e tuttavia episodio a sé stante di assoluta particolarità. In primo luogo perché si tratta di una registrazione… di venti anni fa!!! Abbiamo raggiunto online l’Autore desiderosi di dettagli su questa piccola autentica gemma discografica e […]

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Esce il giorno 1 marzo il nuovo album del pianista triestino, ancora una volta pubblicato dall’etichetta di Kansas City e tuttavia episodio a sé stante di assoluta particolarità. In primo luogo perché si tratta di una registrazione… di venti anni fa!!!

Abbiamo raggiunto online l’Autore desiderosi di dettagli su questa piccola autentica gemma discografica e sul perché solo oggi vede la luce.

“Si, è vero”, ci spiega Roberto, “il mio nuovo/vecchio cd contiene incisioni del 26 gennaio e del 1 febbraio 2005 – e una testimonianza fotografica del periodo – effettuate con l’ultima edizione del mio quartetto italiano. Avrebbero dovuto uscire all’epoca per la Soulnote ma, dopo la sua chiusura e vendita, sono rimaste inedite nel mio cassetto fino ad ora, avendo chiesto ed ottenuto di farle pubblicare dalla JMood.”

“Purtroppo nel frattempo – prosegue – il batterista Enzo Carpentieri ci ha lasciato e questa rimane l’unica testimonianza su disco di un gruppo che nei primi anni del secolo ha girato il mondo; suonando tuttavia pochissimo nel nostro paese e certo non per mia volontà”.

“Si tratta di un gruppo quindi – sottolinea l’autore di “Music of Today”, un importante disco dei suoi esordi – “che il mondo del jazz italiano non conosce e che ormai si è comunque perso per sempre. Tra l’altro, con Ettore Martin al sassofono tenore, completava il piccolo complesso, al contrabbasso, un giovane Danilo Gallo, che allora viveva a Venezia e che poi si è meritatamente affermato in Italia con i suoi progetti musicali”.

Ma un ulteriore motivo di interesse di questo inedito risiede in ciò che ha messo poi in evidenza Magris nella nostra conversazione.

“In realtà – afferma – questo disco non offre il programma ed il sound che all’ epoca questo mio quartetto proponeva in concerto, ma è un concept album che mi ero sentito di provare in studio a Cavalicco (si, proprio il famoso studio, all’epoca praticamente nuovo) sul tema LOVE, al rientro da un tour in estremo oriente, con tappa a Bali, dove Carpentieri aveva provato ed acquistato dei gamelan e delle percussioni che poi in seguito ha spesso usato ai concerti”.

“Insomma – rievoca il maestro -, la mia intenzione era quella di creare una ‘session’ estemporanea sull’onda dell’affiatamento che avevamo raggiunto. Poi, avendo un trovato in sala un pianoforte Fazioli nuovo di zecca, mi ero anche lasciato andare ad una serie di momenti in piano solo.”

Il risultato – conclude – è questo album, che è l’ultimo italiano prima dell’inizio della mia collaborazione con l’etichetta statunitense che oggi per la prima volta lo pubblica”.

Per nostra fortuna, va subito aggiunto. L’album si rivela infatti un flusso sonoro di grande suggestione. È “musica di oggi” anche questa, in cui le “cover” sono spesso solo spunti per un jazz meditativo, visionario (e la versione della walleriana Jitterburg walz è di riferimento assoluto!).

E il titolo complessivo dell’opera? Era stato già deciso allora o è  di oggi? Certo appare nostalgico…

“Quel mio quartetto – confessa Roberto Magris – era un gruppo di ottimi amici, con il quale ricordo tanti concerti all’estero: Cina, Hong Kong, Canton, Samarcanda, Uzbekistan, Jakarta, Bali, Indonesia, Melbourne!!! Alla fine tuttavia da un lato per oggettive difficoltà a reperire date anche in Italia, dall’altro per i miei crescenti nuovi impegni negli Stati Uniti, ha gradualmente smesso di suonare e quindi di esistere, senza che nessuno ne avesse mai decretato la fine.”

“Non ho dubbi che anche oggi – conclude -, ci fosse ancora Enzo e ne capitasse l’occasione, ci ritroveremmo immediatamente. Se solo, però, fosse ancora possibile. In realtà purtroppo è proprio vero: tempus fugit e… love is passing thru!”

 

Musicisti:

Roberto Magris, piano
Ettore Martin, tenor sax
Danilo Gallo, bass
Enzo Carpentieri, drums and percussion

Tracklist:

01. Hair, Bea, Knee, Calls (Magris) 4:38
02. Two-sided Love (Magris) 10:05
03. Love Has Passed Me By Again (Strayhorn) 5:55
04. You Don’t Love What Love Is ( Raye/De Paul) 4:08
05. Mi Sono Innamorato Di Te (Tenco) 2:15
06. Estate (Martino) 3:39
07. In The Days Of Our Love (McPartland) 4:32
08. Love Came (Strayhorn/Ellington) 7:06
09. Jitterbug Waltz (Waller) 5:49
10. Orson (Strayhorn) 5:40
11. Lush Life – take 1 (Strayhorn) 5:11
12. Lush Life – take 2 (Strayhorn) 5:29
13. Ontet (Mullingan) 4:36

Link:

JMood Records

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DIEGO BETTAZZI | Alternate Dream https://www.soundcontest.com/diego-bettazzi-alternate-dream/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=diego-bettazzi-alternate-dream Sat, 24 Feb 2024 09:58:21 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=64095  E’ caratteristica comune tra gli artisti la dicotomia tra il sogno e la realtà, tra la necessità di essere solidi e concreti e il bisogno di sognare e sentirsi “liquidi”.   La copertina di Alternate Dream esordisce con una citazione di Arthur Schopenhauer, che dice più o meno così: “Realtà e sogno sono pagine […]

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DIEGO BETTAZZI
Alternate Dream
Wow Records
2023

E’ caratteristica comune tra gli artisti la dicotomia tra il sogno e la realtà, tra la necessità di essere solidi e concreti e il bisogno di sognare e sentirsi “liquidi”.

 

La copertina di Alternate Dream esordisce con una citazione di Arthur Schopenhauer, che dice più o meno così: “Realtà e sogno sono pagine di uno stesso libro. Leggerle in ordine è vivere, esplorarle a caso è sognare”.

Concetto che fa il pari con La Vida Es Sueño – “… toda la vida es sueño, y los sueños, sueños son…” –  di Pedro Calderòn de la Barca

Sono state quindi proprio questo tipo di considerazioni a guidare le composizioni di Diego Andrea Bettazzi che esordisce, con questo suo nuovo “concept album”, sognando una città immaginaria e disegnandola con la sua musica in cui è costantemente presente il riferimento ai grandi maestri del jazz moderno, in particolar modo quelli precursori del suo strumento.

I brani dell’album sono infatti tutti composti dal “band leader” Diego Bettazzi, saxophonista alto e soprano, titolare di un efficacissimo quartetto – formato dal pianista Lewis Saccocci, dal contrabbassista Alessandro Bintzios e dal batterista Cesare Mangiocavallo – in cui è evidentissimo l’interplay, il senso dell’afflato profondo e consolidato che aleggia tra i componenti della band.

Il viaggio immaginato dall’autore si presenta, tutt’altro che idilliaco, piuttosto concretamente drammatico nei suoi aspetti e nelle sue prospettive; i toni della musica sono spesso duri e il filo conduttore che descrive le atmosfere e le sensazioni incontrate nel percorso risulta nel complesso drammatico, a tratti contorto e cupo.

La ritmica del jazz proposto in Alternate Dream è invece improntata al dinamismo, a partire da Rem Phase, quella che avvia il vero e proprio turbinio dei sogni, dov’è ottimamente rappresentata in musica la particolare inquietudine dei globi oculari che caratterizza quella specifica fase del sonno; Bettazzi concede infatti molto alle dissonanze e ai tempi sincopati, i fraseggi sono tutt’altro che scontati ma piuttosto variamente articolati con l’effetto di mantenere alta la “tensione” dell’ascoltatore.

Nei brani intermedi si alternano tutti i diversi scenari che – come spesso avviene nei sogni – si susseguono senza essere necessariamente legati da un preciso filo logico, Camel Ride è una sorta di viaggio nel deserto col suo stile vagamente arabeggiante, Rough Road rappresenta un difficile passaggio su una strada insidiosa, Football Arena, col suo swing, evoca l’alternarsi del possesso palla nella danza dei calciatori, e così via fino a Hope’s House, l’ultimo brano dell’album nel quale si può ritrovare l’esiguo spazio concesso all’armonia e alla “distensione”.

In quest’ottima prova Diego Bettazzi riesce, sia nella composizione che nell’esecuzione della sua musica, nell’esercizio di trasmettere perfettamente all’ascoltatore, in un misto di lirismo drammatico e inquietudine, tutte le profonde emozioni oniriche che ha inteso riversare sull’intero lavoro.

 

Genere: Contemporary Jazz, Swing

Musicisti:

Diego Bettazzi, Alto & Soprano Sax
Lewis Saccocci, Piano & Fender Rodes
Alessandro Bintzios, Double Bass
Cesare Mangiocavallo, Drums

 

Tracklist:

01. Rem Phase
02. Camel Ride
03. Rough Road
04. Fear
05. Foosball Arena
06. Wrong Way
07. Big Lex’s House
08. Bad Luck Park
09. Hope’s House

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SERGIO CASABIANCA | De visu https://www.soundcontest.com/sergio-casabianca-de-visu/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=sergio-casabianca-de-visu Thu, 08 Feb 2024 13:36:14 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=63845 Il suo intento dichiarato era quello di raccontare delle storie ed interpretare degli stati d’animo attraverso la musica e possiamo dire, senza timore di essere smentiti, che ci è riuscito perfettamente.   E’ un talento specifico quello che hanno alcuni autori nel saper stimolare in maniera particolarmente efficace alcuni recettori dell’immaginario umano per evocare certe […]

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SERGIO CASABIANCA
De visu
TRP Music
2023

Il suo intento dichiarato era quello di raccontare delle storie ed interpretare degli stati d’animo attraverso la musica e possiamo dire, senza timore di essere smentiti, che ci è riuscito perfettamente.

 

E’ un talento specifico quello che hanno alcuni autori nel saper stimolare in maniera particolarmente efficace alcuni recettori dell’immaginario umano per evocare certe sensazioni piuttosto che altre.

De Visu, il primo vero e proprio album prodotto in veste di leader dal chitarrista e compositore Sergio Casabianca, è una raccolta di brani originali nei quali l’autore riesce davvero a disegnare stati d’animo diversi – momenti onirici, tratti lirici e drammatici o sensazioni di dinamismo – in cui traspare chiaramente il carico emotivo che ha inteso trasmettere nel generare il gesto compositivo.

In questo esercizio, che ha avuto illustri predecessori, Casabianca mostra di avere conoscenza approfondita dei grandi maestri del jazz, suoi predecessori della padronanza dello strumento, che hanno saputo dare stile, eleganza e personalità all’espressività della chitarra jazz, e dimostra di averne ben assorbito ed assimilato gli insegnamenti. Pare infatti di riconoscere a tratti l’impronta del tocco di Joe Pass, di ritrovare le tracce della sensibilità di Jim Hall e i riferimenti ai più grandi jazzisti della storia della chitarra in America, nonché la timbrica ovattata e avvolgente di Franco Cerri, che ha saputo lasciare un solco indelebile nell’epopea del jazz italiano.

Gli studi del Casabianca, partiti però dall’approccio classico presso il conservatorio di Catania, e proseguiti poi con la specializzazione a Venezia e poi, di nuovo, presso la scuola siciliana, a Palermo, hanno lasciato un evidente attitudine alla disciplina, allo studio e alla cura attenta dei particolari. Ci sono stati anche una parentesi oltreoceano ed alcuni concorsi internazionali, tappe fondamentali nell’esperienza generale di un musicista jazz, che lui stesso riconosce essere state estremamente formative e stimolanti, e che sono state riversate oggi nel suo De Visu.

Sono anche da sottolineare la grande fantasia compositiva, la ricchezza nel fraseggio, l’attenzione nella ricerca del sound, ottimamente contrappuntate dagli eccellenti compagni di viaggio di Sergio Casabianca.
L’apporto e il supporto offerti al progetto dal contrabbassista Riccardo Grosso e dal batterista Peppe Tringali, ha interessato anche la sfera degli arrangiamenti, il che ha creato nell’interplay una componente di complicità alimentata dalla possibilità data a ciascuno di introdurre nella musica espressività e sensibilità  proprie e singolari.

I due sodali hanno saputo dare quindi il giusto spessore e la pienezza necessaria al suono con grande eleganza mantenendosi, secondo quanto richiesto dall’equilibrio di ciascun brano, nella giusta sobrietà pur senza mai essere al di sotto delle aspettative e senza mai apparire scontati.

 

Genere: Post Bop, Contemporary Jazz, Blues, Swing

 

Musicisti:

Sergio Casabianca, guitars
Riccardo Grosso, double Bass
Peppe Tringali, drums

Tracklist:

01. Dreams In A Spiral
02. Sire
03. De Visu
04. Birds Of San Marco
05. Milo Crew
06. Supposed Teachers
07. Desk Of Love
08. Fondamenta Nuove
09. Raining In My House

Link:

Sergio Casabianca on FB

TRP Music

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CLAUDIO ANGELERI feat. GIANLUIGI TROVESI | Concerto https://www.soundcontest.com/claudio-angeleri-feat-gianluigi-trovesi-concerto/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=claudio-angeleri-feat-gianluigi-trovesi-concerto Thu, 18 Jan 2024 12:04:18 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=63598  Concerto è un progetto musicale molto originale, sia nella genesi che nella realizzazione, nella composizione, nell’interpretazione e nella proposizione dei brani che – fatta eccezione per la Lacrimosa tratto dalla Messa da Requiem op. 73 di Gaetano Donizetti – sono tutti frutto della genialità di Claudio Angeleri, “titolare dell’impresa”, pianista, compositore e arrangiatore, nonché […]

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CLAUDIO ANGELERI feat. GIANLUIGI TROVESI
Concerto
Dodicilune - IRD
2023

Concerto è un progetto musicale molto originale, sia nella genesi che nella realizzazione, nella composizione, nell’interpretazione e nella proposizione dei brani che – fatta eccezione per la Lacrimosa tratto dalla Messa da Requiem op. 73 di Gaetano Donizetti – sono tutti frutto della genialità di Claudio Angeleri, “titolare dell’impresa”, pianista, compositore e arrangiatore, nonché insegnante ed autore di libri di didattica musicale, con i testi di Alessia Marcassoli negli unici due brani cantati.

Il progetto, nato nell’ambito delle iniziative per celebrare Bergamo|Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, intende celebrare diversi personaggi che hanno saputo rendere illustre nei secoli i territori bresciani e bergamasco ciascuno con il proprio talento o conoscenza in ogni ambito, dalla scienza alla musica, dalla letteratura all’architettura e all’arte.

Affiancandosi il clarinettista Gianluigi Trovesi, che non necessita di presentazioni e col quale non è nuova la collaborazione in ambito artistico, Angeleri ha affrontato la sfida di vestire di musica, interpretare e raccontare il valore e l’importanza che hanno assunto nella storia personaggi, illustri e non, originari del territorio, della levatura di Arturo Benedetti Michelangeli nella musica, Niccolò Tartaglia nelle scienza matematiche, Michelangelo Merisi detto “il Caravaggio” nella pittura, Giacomo Costantino Beltrami nell’esplorazione di terre sconosciute, Giacomo Quarenghi nell’architettura e nella pittura, Gaetano Donizetti, genio indiscusso della musica classica, Torquato Tasso nella letteratura, assieme alle “donne comuni”, gente del popolo, protagoniste nella Resistenza.

Concerto nasce dunque come un’istantanea, la registrazione “unica” ed originale di un evento, di una delle tante rappresentazioni, tenutasi nell’Auditorium Modernissimo di Nembro (BG), nell’abito delle iniziative culturali legate alla Capitale Italiana della Cultura 2023.

Il CD, prodotto da Dodicilune  e disponibile anche sulle maggiori piattaforme digitali, è quindi una fotografia irripetibile – tra le tante possibili – dell’”attimo” che riunisce tutte la fasi di progettazione, di composizione e di rappresentazione, caratterizzata da qualche immancabile momento d’improvvisazione, indispensabile per rendere “viva“ e inimitabile qualsiasi esibizione.

Delle componenti “live” del concerto mancano (purtroppo!), a causa degli ovvi limiti del supporto, i testi, i racconti, le immagini, i video, e tutti gli elementi narrativi di contorno.

Spiccano invece, ben evidenti, tutte le talentuose doti di Angeleri che ha saputo coniugare nelle sue composizioni – complice le lunghe e approfondite esperienze acquisite in quasi tutti gli ambiti musicali – spunti stilistici diversi, rivenienti dal gospel come dalla musica popolare mediterranea con il jazz e la musica classica, momenti aritmici e atonali con il “bel canto” e con passaggi armonici e melodici e struggenti, facendo emergere in tutti gli ambiti la disinvoltura artistica e professionale dell’intero gruppo.

E ancora – è necessario sottolineare – la capacità di raccontare, attraverso la trasposizione in musica, la musica stessa con la scienza e le arti, la pittura con l‘architettura e la matematica, la letteratura con l’intraprendenza dell’esplorazione, in un singolare esperimento multidisciplinare (invero ottimamente riuscito).

Anche nella formazione dell’ensemble, Angeleri ha saputo riunire una band di professionisti accomunati da un afflato artistico di grande spessore, oltre al già citato Gianluigi Trovesi ai clarinetti, si sono affiancati Gabriele Comeglio al sax alto, Giulio Visibelli al sax soprano e flauto, Marco Esposito al basso elettrico, Matteo Milesi alla batteria, Nicholas Lecchi giovane sax-tenorista emergente ospite nel brano Ritratti, Paola Milzani solista vocale che ha curato anche la direzione del coro The Golden Guys.

Genere: Jazz – Classic – Contemporary

Musicisti:

Claudio Angeleri, Piano, Compositions
Gianluigi Trovesi, Alto & Piccolo Clarinet
Giulio Visibelli, Soprano Sax, Flute
Gabriele Comeglio, Alto Sax, Flute
Marco Esposito, Electric Bass
Matteo Milesi, Drums
Nicholas Lecchi, Tenor Sax (8)
Paola Milzani, Vocals

The Golden Guys Choir:
Candida Birolini, Claudia Busnelli, Silvia Santi, Elena Bettinsoli, Francesca Chiara Di Filippo, Elena Biagioni, Albina Doninelli, Francesca Facchinetti, Elisabetta Giordano, Beatrice Joyce Wahab, Michela Belotti, Arianna Carsana, Simona Romano, Guido Cremonino, Stefano Damaro, Nicola Legati, Marco Previtali, Uberto Tedoldi, Fabio Vitto, Tino Bertoli, Roberto Gandossi, Luca Monteverdi – Vocals (2, 5, 8)

Tracklist:

01. Il triangolo di Tartaglia (a Niccolò Tartaglia)
02. Lacrimosa (Gaetano Donizetti, Messa da Requiem, Op.73)
03. Arturo (ad Arturo Benedetti Michelangeli)
04. Light and dark (a Michelangelo Merisi Caravaggio)
05. Armida (a Torquato Tasso)
06. Ermitage (a Giacomo Quarenghi)
07. Roots (a Giacomo Costantino Beltrami)
08. Ritratti (alle donne della resistenza)

Link:

Dodicilune

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SINIKKA LANGELAND | Wind and Sun https://www.soundcontest.com/sinikka-langeland-wind-and-sun/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=sinikka-langeland-wind-and-sun Sat, 13 Jan 2024 11:12:32 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=63525 Permane piuttosto personale il percorso creativo di Sinikka Langeland, coniugante nel proprio ricettario poetico e sonoro un complesso background favolistico e pedagogico attingente alla nativa area di Finnskogen, territorio norvegese un tempo popolato da migranti forestali finlandesi cui apparteneva la madre dell’artista, immigrata dalla Carelia. Dall’area e dal nucleo etnico, definiti come latori di “vecchi […]

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SINIKKA LANGELAND
Wind and Sun
ECM records 2776
2023

Permane piuttosto personale il percorso creativo di Sinikka Langeland, coniugante nel proprio ricettario poetico e sonoro un complesso background favolistico e pedagogico attingente alla nativa area di Finnskogen, territorio norvegese un tempo popolato da migranti forestali finlandesi cui apparteneva la madre dell’artista, immigrata dalla Carelia.

Dall’area e dal nucleo etnico, definiti come latori di “vecchi canti runici preservanti una meravigliosa poesia con radici in un’antica cultura sciamanica della foresta”, Langeland ha tratto ampie e strutturate fonti ispirative, catalizzate dal tradizionale salterio kantele (cui si è devoluta per oltre quattro decadi) e dalla vocalità, persistendo con pazienza nell’edificazione di un repertorio attento alla materia tradizionale ma in cerca anche di una propria miscela, immettendosi entro una forte e personale corrente etno-jazz svelata nell’originale “Starflowers” (2007, prima uscita ECM), già sorprendente per la disinvolta e spericolata lezione di stile, finora coerentemente coltivato, salvo digressioni di più tradizionale carattere, fino all’album in oggetto.

Se nelle prime esperienze discografiche Sinikka celebrava la poetica minimale e “naturale” del poeta-boscaiolo Hans Børli, nella presente occasione palesa un indubbio valore aggiunto ponendo in musica le meditazioni dello scrittore e drammaturgo Jon Fosse, di complessa personalità e peculiare misticismo, oltre all’originale stile scrittorio (peraltro insignito del premio Nobel per la letteratura appena pochi giorni dopo l’uscita dell’album, “per le sue opere innovative e la sua prosa che danno voce all’indicibile”).

Le non poche ambizioni filosofiche di Fosse sembrano trovare un fertile terreno d’incontro entro la poetica già fluviale ed argomentata di Langeland, che rilancia senza eccessi ma sempre con originalità di firma un nuovo programma, avvalorato anche dal corredo di immagini del fotografo Dag Alveng, ospite in più occasioni dei progetti di Sinikka, che trova l’arte di costui “in una combinazione particolarmente buona con le poesie di Fosse, poiché sono entrambe così semplici pur di carattere forte”.

Si riconferma l’abituale soundscape, di vibrante spirito naturalistico e non di rado metafisico, già dalle prime battute dell’introduttiva Row my Ocean, solenne e luminosa declamazione prontamente vivacizzata dai metallici inserti dei fiati solisti e naturalmente dalle cristalline timbriche del cordofono kantele, svettante sulla fluida traccia melodica.

photo by Oddleiv Apneseth

Di più criptico mood l’eponima Wind and Sun, aprente con acustiche nebulose e crepuscolari, quindi fissandosi di contemplativo spirito free; s’incorpora quindi un incedere da aria di settecentesca grazia e contemporanea assertività in It walks and walks, in cui la serena autorevolezza del cantato contrappunta con le volute d’ancia di Frode Haltli (il partner probabilmente più interessante nell’intera operazione), di struggente sensibilità.

Spazio per luminosa sensibilità infantile nella delicate e toccante When the Heart is a Moon, percorsa da brezze della memoria, le cui liriche fanno riferimento al passaggio di angeli recanti messaggi dall’oltretomba; di nuovo la magia del kantele apre al mondo dell’infanzia, come dal titolo A Child who Exists, dal cui canto emerge uno spirito femmineo e materno, profondo ed universalistico.

Emotività remota ed ambienze serotine e chiaroscurali nella composita A Window Tells, cui gli stilemi jazzy e blues sembrano apportare alla sintesi di Langeland più lo spirito lirico che le meccaniche stilistiche; inattesa fisonomia e cadenza chitarristica del nordico strumento in apertura di The Love, innervata dalla solida e calda linea di basso e dal palpitante duettare dei fiati, entro una surreale ed ondulante pulsazione, all’insegna comunque di temperate luci e languida comunicativa.

Attraversando alcune variazioni sulle precedenti tracks, l’epilogo giunge su You Hear my Heart Come, affidante ancora ai fiati una libera loquela jazz, definendo in spirito cantautoriale un’ulteriore esempio della microingegneria fusion della titolare.

Stilemi trans-temporali e grande libertà formale alla base della peculiare progettazione di sound, con cui Langeland rilancia in termini di solidità, e stabilizza la line-up  (che nel passato ha visto anche militare Arve Henriksen, Anders Jormin e Markku Ounaskari) con gli intoccabili talenti del momento, tali l’impagabile ancia di Trygve Seim, di prosodia orientaleggiante e spesso tangente il sortilegio, l’ottone chiaroscurale ed estroso di Mathias Eick, il vibrante istinto scultoreo di Mats Eilertsen e la cangiante materia ritmica del polivalente Thomas Strønen, non disconoscendo il protagonismo mai invasivo ma determinante della leader, dalla vocalità ieratica e a tratti fuori dal tempo.

Come una singolarità riesce (così è ipotizzato) a piegare lo spazio-tempo, si può ritenere che il già duttile jazz si pieghi (nel senso dell’omaggio) alla singolarità dell’arte (o delle arti) di Sinikka:  palesando nobiltà di retaggio e ben amministrato senso del melting, “Wind and Sun” esita in un ennesimo saggio, piuttosto personale, di mistica naturale insolitamente abile a coniugare sapienza e meraviglia.

 

Musicisti:

Sinikka Langeland, voce, kantele
Trygve Seim, sax tenore e soprano
Mathias Eick, tromba
Mats Eilertsen, contrabbasso
Thomas Strønen, batteria

Tracklist:

01. Row My Ocean (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 7:08
02. Wind And Sun (instrumental) (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 2:56
03. It Walks And Walks (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 6:49
04. When The Heart Is A Moon (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 5:14
05. Hands That Held (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 4:06
06. A Child Who Exists (Jon Fosse, Geirr Tveitt, Sinikka Langeland) 4:44
07. A Window Tells (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 6:38
08. The Love (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 4:48
09. Wind Song (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 3:15
10. A Child Who Exists (var.) (Jon Fosse, Geirr Tveitt, Sinikka Langeland) 4:33
11. Wind And Sun (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 6:59
12. You Hear My Heart Come (Jon Fosse, Sinikka Langeland) 8:46

Link:

Sinikka Langeland
ECM records

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BENEDICTE  MAURSETH | Hárr https://www.soundcontest.com/benedicte-maurseth-harr/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=benedicte-maurseth-harr Tue, 26 Dec 2023 17:42:31 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=63331 Hárr by Benedicte MaursethNon potendo più dichiararci ignari del profondo senso poetico e della grande cultura immaginativa di una significativa schiera di musicisti scandinavi contemporanei, avevamo conseguito anche una graduale confidenza con la figura della violinista avant-folk Benedicte Maurseth, autrice o coprotagonista entro una serialità discografica di una decina di titoli, ma soprattutto firmataria di […]

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BENEDICTE  MAURSETH
Hárr
Hubro music  HUBROCD2645 / -LP3645
2022

Non potendo più dichiararci ignari del profondo senso poetico e della grande cultura immaginativa di una significativa schiera di musicisti scandinavi contemporanei, avevamo conseguito anche una graduale confidenza con la figura della violinista avant-folk Benedicte Maurseth, autrice o coprotagonista entro una serialità discografica di una decina di titoli, ma soprattutto firmataria di almeno un paio di importanti volumi dedicati al prediletto strumento Hardanger, blasonata variante nordica della famiglia dei violini.

Adeguatamente argomentato il recente passaggio in casa Hubro music, arruolante anche sodali d’acclarata personalità, esibendo una formula-base in trio condivisa coI sensibile vibrafonista Håkon Stene e completata dall’eclettico e solido contrabbassista Mats Eilertsen (da tempo archiviati i grandi trascorsi nel Tord Gustavsen trio, e fattivo artefice di una propria quanto diversificata carriera); ospiti variamente interagenti Stein Urheim (altro fertile autore e multi-strumentista qui impegnato al caratteristico Langeleik ed a vari interventi di complemento), Rolf-Erik Nystrøm al sax nonché le elettroniche di Jørgen Træen.

Ed è nella dimensione del sortilegio che sembra aprirsi l’album, in termini più sfumati nel breve Augnast, aprente con sensibilità una visione di fioche luci, con modalità di certo più assertive nello strutturato Heilo, segnati ritmicamente sia dalle lamine che dalle corde basse, su cui l’arco tratteggia una spontanea e catturante sequenza di frasi d’efficace carattere narrativo.

Metamorfosi d’atmosfera nel ben differente Reinsdyrbjøller, di arcadica contemplazione e primigenia nebulosità, intessute su fluenti elettroniche e capricci percussivi; frizzante corollario di synth nella concisa Kollasj I, di curiosa ambienza bucolica ed includente un’antica registrazione di voci degli antenati di Maurseth,  Franz Gustav Andersson Törna e Leif Maurseth, entrambi cacciatori oltre che pastori di renne, quest’ultimo (cosa non insolita per la label Hubro) raffigurato in copertina nell’azione quotidiana, oltre a costituire un breve saggio di concrete music improntato all’orgoglio ancestrale.

Eidfyrder è vibrante passaggio meditativo, ardita combinazione di senso naturalistico e post-modernismo, transitando nel cullante spirito danzante dell’eponima Hárr (arcaico termine norreno per Hårteigen, la più caratteristica montagna nell’area di Hardanger, originaria della famiglia Maurseth).

Non privo di asprezze né di qualche azzardo compositivo, il fascinoso Hreinn offre ulteriori prospettive sulla regia e sulla forza espressiva di Benedicte, Kollasj II si distingue dall’omonimo precedente per astrattezza e libertà di disegno (includendo ulteriori estratti vocali parentali), conducendo a termine la sequenza nei tratti quasi immateriali di Snø over Sysendalen, ispirata contemplazione al di fuori delle dimensione del tempo.

Per un album in cui si dichiara di non ricorrere “né a pirotecnie, né a trilli del diavolo”, l’articolato esito sortisce di sapido quanto originale carattere etno-avant, animato dalla riuscita intesa dei talentuosi sodali, dei quali è d’obbligo lodare gli apporti, nel dettaglio la poco sorprendente conferma del talento di Mats Eilertsen, che riesce a rimanere entro i ranghi non perdendo nulla della presenza di grande carisma, e l’inatteso fascino del gioco di lamine di Håkon Stene, improntante più passaggi, ma non potendo certo tacere della restante, dotata line-up, su cui a più riprese svetta con luminosa ispirazione il variegato gioco d’arco della leader, ormai graziata da una matura voce propria.

Tributo colto ed immaginifico alle fascinose radici, cui lancia un ulteriore ponte verso estetiche futuribili, la sequenza attinge a caratteri di perla che con efficaci argomentazioni s’incastona entro una già preziosa filiera, che incorpora sia certi omologhi strumentali (l’arco è esteso e trans-generazionale, dai Nils Økland agli Erlen Apneseth etc) quanto peculiari creativi quali la sempre originale Sinikka Langeland o la veterana Lena Willemark, come certe sortite del Garbarek di “Rosensfole” – giusto per azzardare una connessione d’estrema sintesi entro un mondo di creativi e di segni invece assai più esteso e stratificato.

In forza di un soundscape ben studiato quanto composito, il presente “Hárr” è insomma un album nient’affatto di circostanza né meramente partecipativo, e la cui ricchezza ideativa sarà da rivalutare nel tempo.

 

Musicisti:

Benedicte Maurseth, violino Hardanger
Mats Eilertsen, contrabbasso, elettroniche
Håkon Stene, vibrafono, percussioni, elettroniche
con:
Jørgen Træen, elettroniche
Rolf-Erik Nystrøm, sax
Stein Urheim, Langeleik, armonica, elettroniche, sampling, percussioni

Tracklist:

01. Augnast 3.19
02. Heilo 7:32
03. Reinsdyrbjøller 5:49
04. Kollasj I 2:41
05. Eidfyrder 4:16
06. Hárr 3:51
07. Hreinn 6:18
08. Kollasj II 4:18
09. Snø over Sysendalen 5:16

Link:

Benedicte Maurseth

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FELICE DEL GAUDIO | Molambo https://www.soundcontest.com/felice-del-gaudio-molambo/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=felice-del-gaudio-molambo Tue, 19 Dec 2023 10:30:48 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=63248 Ci sono diverse sfaccettature di Felice Del Gaudio, volti e aspetti diversi acquisiti percorrendo in lungo e in largo tutti i sentieri della musica. La figura di bassista/contrabbassista che, assieme al batterista/percussionista, nella cosiddetta “sezione ritmica” di una band, è chiamato a creare tessuti musicali e tappeti armonici che facciano da supporto e sostegno agli […]

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FELICE DEL GAUDIO
Molambo
Caligola Records
2023

Ci sono diverse sfaccettature di Felice Del Gaudio, volti e aspetti diversi acquisiti percorrendo in lungo e in largo tutti i sentieri della musica.

La figura di bassista/contrabbassista che, assieme al batterista/percussionista, nella cosiddetta “sezione ritmica” di una band, è chiamato a creare tessuti musicali e tappeti armonici che facciano da supporto e sostegno agli altri strumenti.

Affiancando alcuni tra i più importanti musicisti del panorama artistico italiano ed internazionale Del Gaudio ha maturato in questo ruolo una non comune esperienza, confrontandosi disinvoltamente con ogni genere musicale e imparando ogni dettaglio di innumerevoli brani musicali, dal pop al rock, dal blues al latin e al jazz.

Difficile elencare i nomi dei personaggi con cui ha collaborato e gli eventi e festival internazionali a cui ha partecipato nei lunghi anni della sua carriera senza trascurarne qualcuno: dalla trasmissione International DOC Club su Rai 2 con Renzo Arbore e Gegè Telesforo a svariati festival nazionali e internazionali, Hengel Gualdi, Piergiorgio Farina, Alan Sorrenti, Riki Portera, Lucio Dalla, Bob Wilber, Joyce Yuille, Raphael Gualazzi, Daniele di Bonaventura, Biagio Antonacci, Amii Stewart, Roberto Vecchioni, Secondo Casadei, Caudio Lolli, Ginga, e certamente ne mancano ancora moltissimi.

C’è poi “l’altro” Felice Del Gaudio, quello jazzista in proprio, compositore, arrangiatore, creatore di una musica propria, dove il suo strumento è elevato al rango di solista, capace di produrre sia accordi articolati che melodie profonde e struggenti, nella maggior parte dei casi ispirate dalla Lucania, sua terra di origine sebbene egli sia da anni trapiantato a Bologna, dove svolge buona parte della sua attività.

Gli assoli al contrabbasso di Del Gaudio, mai scontati, mai “sopra le righe”, rapiscono l’ascoltatore per il potere introspettivo e la spiccata cifra comunicativa, ammantati di lirismo, a tratti di passione, a volte di mistero.

Dopo i successi degli album Lucania, Asilum, Home, La Via Lattea, Nostalgia, Desert, Vagabondo, è oggi la volta di Molambo.

Quest’ultimo suo lavoro prende il nome dall’unico brano non originale – un classico della musica latino-americana composto da Jaime Florence e Augusto Mesquita – inserito nell’album in omaggio alla sua particolare predilezione per la musica brasiliana; tutti gli altri brani sono originali, composti ed arrangiati da lui stesso.

Nella realizzazione del suo Molambo, Felice Del Gaudio si è affiancato a due validissimi jazzisti, accomunati da una vecchia e sincera amicizia e stima, con cui aveva già avuto occasione di collaborare in altri album. L’interplay che li caratterizza è un ingrediente fondamentale per la buona riuscita del progetto, il pianista Stefano De Bonis, col suo tocco sempre raffinato ed originale, si è quindi fatto carico di tutta la parte armonica e melodica non coperta dal contrabbasso. Nel brano che dona il titolo all’album, complice la ritmica latina lenta, ma analogamente in Rosanna e North Sun, il pianismo di De Bonis ricorda molto la solarità dello stile petruccianiano.

Nella parte ritmica, invece, allo strumento di Del Gaudio si è affiancata la batteria di Alfredo Laviano, un altro lucano ma trapiantato nelle Marche, valentissimo musicista ma anche artista eclettico, alternativamente dedito, oltre che ad amalgamare sonorità con la batteria musicale, a mescolare ingredienti nelle batterie in uso nell’arte della cucina e del buon gusto – tanto da essere stato definito un “MusiCuoco” – nonché ad assortire colori con tele e pennelli, è infatti sua la pittura scelta per la copertina di Molambo.

A voler essere precisi, esiste ancora un terzo Felice dei Gaudio, a cui si devono diversi libri di tecnica musicale, partiture e metodi di basso, frutto dell’esperienza e degli arricchimenti conseguiti nel corso della sua attività parallela di insegnante di musica.

E’ dunque dall’insieme di tutto il bagaglio di conoscenze tecniche, di esperienza, di confronti artistici, di stima professionale e di rapporti umani che nasce Molambo.

 

Genere: Jazz, Blues, Latin Jazz

Musicisti:

Stefano De Bonis, Piano, Keyboards
Felice Del Gaudio, Double Bass, Electric Bass
Alfredo Laviano, Drums

Tracklist:

01. Amaratea
02. Aura
03. Laranja
04. Irta
05. Namasté
06. Molambo
07. New Life (acoustic version)
08. Rosanna
09. North Sun
10. New Life (electric version)

All compositions by Felice Del Gaudio, except Molambo, by Jaime Flores and Augusto Mesquita. All arrangements by Felice Del Gaudio.

Link:

Felice Del Gaudio on FB

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BRIGHT MAGUS | Jungle Corner https://www.soundcontest.com/bright-magus-jungle-corner/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=bright-magus-jungle-corner Wed, 06 Dec 2023 12:59:30 +0000 https://www.soundcontest.com/?p=63073 Tra i padri riconosciuti del jazz pochi hanno saputo vivere più intensamente le diverse stagioni del proprio tempo, rinnovandosi nella propria espressione artistica più e più volte, creando, di volta in volta, delle vere e proprie nuove scuole di pensiero, capaci di essere ancor oggi attuali, come seppe fare Miles Davis. Ancor oggi, infatti, attenti […]

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BRIGHT MAGUS
Jungle Corner
IRMA Records
2023

Tra i padri riconosciuti del jazz pochi hanno saputo vivere più intensamente le diverse stagioni del proprio tempo, rinnovandosi nella propria espressione artistica più e più volte, creando, di volta in volta, delle vere e proprie nuove scuole di pensiero, capaci di essere ancor oggi attuali, come seppe fare Miles Davis.

Ancor oggi, infatti, attenti studiosi, ricercatori e cultori degli insegnamenti del grande trombettista americano continuano a coltivare ed a scoprire nuovi percorsi espressivi prendendo spunto dalle tracce lasciate dei lavori scaturiti dalla sua inesauribile fantasia.

E’ stato proprio così che il bassista Giovanni Calella e il batterista Leziero Rescigno hanno partorito l’idea della nuova formazione “ad hoc”, creata proprio all’insegna della stima e della passione comune per il grande Miles, chiamata Bright Magus.

Già qui è fin troppo chiaro il riferimento a Dark Magus, il doppio album live “elettrico” che  Davis registrò alla Carnegie Hall di New York nel 1974, contraddistinto da uno stile fusion, un jazz rock con ampio uso di improvvisazione e di strumenti elettrici, proprio come Calella e Rescigno stavano immaginando di fare in questo nuovo progetto, dal titolo Jungle Corner, anche in considerazione della spinta ritmica che intendevano dare al lavoro, proponendo composizioni nuove ma dichiaratamente ispirate.

Ma un bassista ed un percussionista non avrebbero potuto mai realizzare da soli l’idea di riproporre le atmosfere magiche dei famosi quintetti di Miles, c’era bisogno di trovare dei collaboratori, oltre che tecnicamente ed artisticamente validissimi, all’altezza di confrontarsi con lo stile del grandissimo trombettista nonché conoscitori ferrati dell’argomento, uniti dal collante della passione.

La scelta è quindi caduta sul trombettista Gianni Sansone, il quintetto si è poi completato con Alberto Turra alla chitarra elettrica e Mauro Tre alle tastiere, tutti appassionati conoscitori – è il caso di dire “innamorati” – del mondo artistico di Davis, con l’adeguata levatura artistica e “culturale” che permettesse di omaggiarne l’arte e di rievocarne lo spirito artistico immedesimandosi pienamente della sua idea comunicativa.

Il brano di apertura – l’unico non originale ma che dichiara fin da subito le intenzioni del progetto – è Selim/Miles, che ri-propone il brano di Davis riletto con lo sguardo e la sensibilità, direi l’affetto, del quintetto nel suo insieme; altra caratteristica dell’album è, infatti, quella di essere stato registrato completamente in “live”, dopo un breve periodo di prove per affinare l’interplay, lasciando a ciascuno i propri spazi di autonomia e di improvvisazione.

Seguono altri cinque brani del tutto originali, dove alla composizione si alternano i componenti del gruppo variamente combinati tra loro, unica presenza costante quella di Mauro Tre, un musicista di grande pregio e valore, a mio avviso troppo spesso sottovalutato e trascurato. Da sottolineare particolarmente l’ottima prestazione del trombettista Gianni Sansone che riesce a far rivivere le emozioni del soffio di Miles, i perfetti contrappunti della chitarra distorta di Turra e la pressante base ritmica di Rescigno e Calella che, evocando mistero ed emozioni psichedeliche, ben rappresentano l’atmosfera tribale e ancestrale che da il titolo al lavoro.

Esperimento, dunque, molto ben riuscito, direi perfino sorprendente.

 

Genere: Electronic, Progressive, Funk, Rock & Latin Jazz

Musicisti:

Mauro Tre, Rhodes Piano, Organ
Alberto Turra,  Electric Guitar
Gianni Sansone,  Trumpet, Percussions
Giovanni Calella,  Electric Basso, MS20 Moog
Leziero Rescigno,  Drums, Percussions
Special Guest:
Enrico Gabrielli, flute & clarinet

Tracklist:

01. Selim/Miles
02. Jungle Corner
03. Interlude
04. Lullaby For My Father
05. A-Way
06. Long Legs

Link:

IRMA Records

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